Si nasce in auto perché l’ospedale di Susa è smantellato. Nell’anniversario del Trattato di Roma, una storia che spiega la ferocia dell’Europa [di Checchino Antonini]
Pioveva anche quel giorno a Roma, e faceva freddo. La gente ascoltava sotto l’ombrello i discorsi sulla nuova era che prendeva le mosse dal Campidoglio, che, «dopo il Golgota è il colle più sacro del mondo civile», diceva l’oratore ufficiale. Era il 25 marzo 1957 e veniva firmato il trattato che istituiva la Comunità economica europea (Cee), il Trattato di Roma, assieme a quello della Comunità europea dell’energia atomica (Euratom), che con il trattato sulla Comunità europea del carbone e dell’acciaio (Ceca), firmato a Parigi il 18 aprile del 1951, rappresentano il momento costitutivo delle Comunità europee. Era l’inizio del cammino che porterà a Maastricht, all’euro, al Fiscal compact, ai memorandum che hanno piegato le gambe alla stragrande popolazione della Grecia. «Due trattati che contengono in germe la possibilità di raggiungere e sviluppare la libera l’unità politica dell’Europa «Si tratta di avviare a unità e armonia i popoli di questa vecchia Europa». «Iddio illumini i vostri cuori, questo è il voto di Roma», diceva l’allora presidente della Repubblica Giovanni Gronchi.
Da allora l’illuminazione divina deve aver avuto un guasto serio perché la parola Europa da alcuni anni viene tirata in ballo per tagliare con ferocia diritti e salari in gran parte del Vecchio Continente. «Adesso è l’Europa della Troika, “Ciò che chiamiamo il progresso è questa tempesta” – dice, citando Walter Benjamin, Nicoletta Dosio, attivista no tav della Valsusa che ha deciso di correre con la lista Tsipras alle prossime europee – adesso è una gabbia dove viviamo incatenati. L’Europa è quella che taglia la sanità, ad esempio, e impone le grandi “maleopere”». Nicoletta racconta una storia appena accaduta in valle, «la storia di un bambino nato, in una piazzola d’autostrada, l’autostrada del Frejus, valle di Susa, valle del TAV, dove anche nascere diventa un problema perché grandi, sporchi interessi l’hanno condannata alla desertificazione.
I genitori abitano a Susa, ma si stanno recando all’Ospedale di Rivoli; infatti Ginecologia di Susa rifiuta il ricovero, non essendo più competente per i “parti a rischio”, da quando i tagli alla spesa pubblica hanno devastato strutture e servizi. Mentre Il reparto di Ostetricia di Rivoli è sovraffollato, il reparto di Susa ( per il quale era stata decretata la chiusura e che rimane aperto solo grazie alla durissima lotta del comitato mamme e del Movimento NO TAV ) si vede negare giorno dopo giorno, mezzi, personale, agibilità. Così Mohammed nasce sull’auto, assistito unicamente da mamma e papà. I suoi primi vagiti ci dicono che il tempo della pazienza è finito: non ci sarà domani se non ce lo riprenderemo, con la ragione, il cuore, la lotta collettiva che spezza le catene e libera il futuro».
E’ una storia che racconta di che materia è fatta l’Europa: «Adesso l’Europa è la Fortezza del Capitale e perciò dobbiamo smantellarla. Contro queste ingiustizie, per spezzare queste catene, i proletari (dice proprio così Nicoletta Dosio) si alzino in piedi e riescano a unirsi perché nascano un’Europa nuova, un nuovo mondo, dove nascere e vicere felici, dove il lavoro non uccida, la natura sia vivibile. La bellezza sta nella giustizia sociale. Non sarà facile espugnare la fortezza Europa; e non potremo certo farlo da soli, ma aprire una breccia sì, perché entri il vento delle lotte : allora potrà sorgere il mondo che vogliamo». Da oggi la Dosio è in Lombardia per alcune iniziative. Uno degli appuntamenti è per domani a Brescia, con Argyris Panagopoulos (ore 20.30, al Salone Buozzi)