Mauro Moretti continua la polemica riguardo al suo stipendio (850 mila euro all’anno), ritenendosi un grande amministratore delegato che ha risollevato i conti della “sua” azienda, le Ferrovie dello Stato. Il problema più grosso di Moretti è in realtà proprio il considerare le Ferrovie come un’azienda che deve necessariamente essere in positivo e da cui occorre trarre profitto. Il piano industriale che sta portando avanti da anni punta tutto sull’Alta Velocità e dimentica volutamente il trasporto regionale dei pendolari, trattati come cittadini di serie B, e ancora di più le lunghe tratte che univano l’Italia da Nord a Sud e da Est a Ovest con treni a prezzi accessibili, ora quasi del tutto scomparsi.
Quello che le FS propongono è un servizio per medi e grandi imprenditori, per amministratori delegati come lo stesso Moretti, che possono permettersi la sostituzione dei treni a lunga percorrenza con Frecce variamente colorate che talvolta fanno addirittura levitare i prezzi senza nemmeno una riduzione dei tempi di spostamento (basta guardare alle Frecce Bianche che connettono Torino a Milano, sulle quali si risparmiano 10 minuti rispetto ad un regionale e si perdono 10 euro).
Parallelamente alla scomparsa dei treni che hanno permesso a così tante persone di muoversi in maniera abbastanza economica, aumentano i prezzi dei biglietti e si riduce la qualità del servizio sui treni di classe inferiore, quella che Moretti definisce in perdita e che è finanziata dalle stesse regioni (che stanziano fior di fondi per il trasporto regionale appunto): carrozze sporche e senza riscaldamento d’inverno o aria condizionata d’estate, convogli sottodimensionati che costringono i pendolari ad ammassarsi in treni che sono sempre meno frequenti. Intere tratte e connessioni completamente eliminate e centinaia se non migliaia di chilometri di binari abbandonate a sé stesse.
Invece che pensarsi come un’azienda che deve produrre profitto, che amministratori delegati possano sfruttare a proprio vantaggio per riempirsi le tasche con super-stipendi, le FS dovrebbero tornare ad essere un servizio pubblico, che sia poco costoso ed efficiente, che permetta il movimento delle persone in tutta Italia senza costringere tutti a viaggi della speranza o a muoversi su binari ancora non elettrificati a più di un secolo dalla loro posa (come ad esempio la linea monobinario che connette la Campania e la Calabria alla Puglia). Ma del resto Moretti ha fatto carriera grazie ai tagli, passando da sindacalista a manager grazie alle concertazioni per l’approvazione del piano di smantellamento delle ferrovie di Necci, non ci si poteva aspettare che cambiasse stile.
Invece che scavare costosissimi tunnel per treni che rimarranno quasi vuoti nel Nord Italia e “scoccare” costosi treni-freccia su linee ancora più costose, un buon amministratore pubblico dovrebbe forse pensare a fornire il servizio per il quale è pagato, vale a dire il trasporto e la connessione – anche a velocità più contenute – di tutti gli abitanti, sia che vivano nel Nord, sia che vivano nel Sud, accessibile alle tasche di una popolazione che soprattutto in questi tempi di crisi non debba necessariamente attingere alla “colorata faretra” di Moretti.