Un seme, solo un seme portato dagli uccelli o dal vento; e sul mio balcone, tra menta ed edere, è nata una piantina di tiglio.
Ogni giorno una nuova fogliolina, un passo verso l’alto, a cullarsi con fiducia e allegria alla brezza estiva , a bere la rugiada notturna, insieme fragile e tenace.
Guardo quello che è poco più di un virgulto e provo la confusa commozione di ricordi che non emergono, di attese indefinite ma ben vive.
La natura è più forte di arroganze e devastazioni, e il tempo, se non riporta quanto si è perduto, medica le ferite e rigenera la speranza.
Devo cercare il terreno adatto dove trapiantare, nella stagione giusta, il piccolo tiglio che mi sopravviverà.