Un bambino nasce, in una piazzola d’autostrada, l’autostrada del Frejus, valle di Susa, valle del TAV, dove anche nascere diventa un problema perché grandi, sporchi interessi l’hanno condannata alla desertificazione.
I genitori abitano a Susa, ma si stanno recando all’Ospedale di Rivoli; infatti Ginecologia di Susa rifiuta il ricovero, non essendo più competente per i “parti a rischio”, da quando i tagli alla spesa pubblica hanno devastato strutture e servizi.
Mentre Il reparto di Ostetricia di Rivoli è sovraffollato, il reparto di Susa ( per il quale era stata decretata la chiusura e che rimane aperto solo grazie alla durissima lotta del comitato mamme e del Movimento NO TAV) si vede negare giorno dopo giorno, mezzi, personale, agibilità.
Così Mohammed nasce sull’auto, assistito unicamente da mamma e papà. I suoi primi vagiti ci dicono che il tempo della pazienza è finito: non ci sarà domani se non ce lo riprenderemo, con la ragione, il cuore, la lotta collettiva che spezza le catene e libera il futuro.