Gli antichi la chiamavano parresìa

Evidentemente il delitto di lesa maestà esiste ancora ed è usato a piene mani contro chi, per denunciare un’ ingiustizia o semplicemente per dare un’informazione corretta, non si adegua al linciaggio dei media di regime ai danni del movimento NO TAV e scrive semplicemente la verità.

E’ capitato ad Erri De Luca, a Roberta Chiroli, a Davide Falcioni ed ora tocca ad Adriano Chiarelli.

Contro di lui, giovedì 25 gennaio, presso il tribunale di Latina, avrà inizio il processo per la querela intentatagli da tre personaggi della Procura di Torino, le cui prodi gesta di legalità molti di noi hanno sperimentato: l’ex procuratore capo Giancarlo Caselli ed i pubblici ministeri Rinaudo e Padalino. Costoro si sono costituiti parte civile contro Adriano, per un articolo che avrebbe “offeso la loro reputazione”.

In realtà il pezzo giornalistico in questione, risalente al 2013, si intitola “Il Movimento NO TAV accerchiato dalla legge” e non fa altro che ripercorrere, a partire dalla morte in carcere di Sole e Baleno, la ormai lunga storia della repressione con cui, da anni, usando la legge e servendosi del bastone, il potere tenta invano di fermare un popolo in lotta non solo per i propri diritti, ma per il futuro di tutti.

Le situazioni denunciate nell’articolo, sono tutte vere e si sono aggravate nel tempo: è un intera Valle a gridare quelle verità che ad Adriano vengono imputate a colpa.

Nei confronti di Adriano esprimiamo la più viva, fraterna, concreta solidarietà. Nessuno resti solo: si parte e si torna insieme.