Diario di Viaggio: Chiavenna 27 marzo

Chiavenna.chiavenna

Dopo la verde pianura e i contrafforti collinari del Bergamasco, ecco il Resegone di manzoniana memoria, Lecco e il lago “tutto seni e golfi”, le valli alpine incassate tra i dirupi, i valichi verso la svizzera, luoghi di una primavera aspra e dolcissima, fiorita di rosse gardenie.

Fra questi monti, le vigne si spingono in alto, fra nuvole di ciliegi selvatici, su terrazzamenti che parlano di dura, tenace fatica; se ne ricava un vino dal sapore rustico e diretto, che non conosce amabilità.
Valli di pastori e frontalieri, territori aggrediti dalla speculazione edilizia, dalle grandi opere stradali di cui si vedono le ferite nel fondovalle. Accanto al nastro d’asfalto che avanza, corre la ferrovia, a binario unico, una delle più antiche d’Italia, che sarebbe utilissima, ma viene lasciata morire, come tutte le tratte ferroviarie sacrificate sull’altare del TAV.
I compagni ci raccontano con rabbia e ironia come sia difficile vivere tra razzismi leghisti ed opportunismi di sinistre transgeniche.

Ci portano a visitare un’azienda agricola: vacche brune alpine, animali forti e pazienti, che sanno vivere anche sui pascoli più poveri, muoversi tra le rocce. Il pastore ha appena ricevuto una lettera dal sindaco: la sua attività, in piedi da generazioni, diventa ora incompatibile con l’edilizia residenziale; l’odore di letame è disdicevole all’esercito di villette a schiera che sta avanzando, incurante di dissesti idrogeologici, fin sul greto del torrente, nelle aree di esondazione del fiume.
La serata di presentazione della lista Tsipras è assai partecipata: donne e uomini che scendono dalle terre alte, arrivano fin da Sondrio.
In questa saletta dell’antica Società operaia i bisogni dell’ “altra Europa” perdono retorica, ritornano concreti, radicati nella vita quotidiana dei territori, dell’umanità usata e gettata, della natura violentata dall’Europa della troika e del fiscal compact.
I racconti e l’indignazione sono gli stessi che si respirano nella nostra Valle in lotta contro il TAV;  quello che cercano é un modo concreto, collettivo di difendersi, di non subire più.
Quando usciamo nella notte stellata,i volti e le mani strette nel saluto ci comunicano un’ emozionante evidenza: il contagio liberatore della Valle che resiste e non si arrende ha colpito ancora.


E’ giunta l’ora di ripartire. Chiudo il diario. Sento già la nostalgia dei distacchi.