Diario di viaggio: Bergamo

bergamoRiapprodo a casa. Un giorno di pausa. prima di riprendere il viaggio verso”l’altra Europa con Tsipras”.
Riapro il “diario di viaggio” cui affidare gli scampoli di un’esperienza emozionante, tra lotte sommerse e storie silenziate o dimenticate.

Lasciamo Chiavenna di primo mattino. Destinazione Bergamo.
Sul Lario la giornata è di sole tiepido e acque deserte. Dai giardini debordano cascate di verde tenero, giallo di ginestre e fiamme di camelie. La risacca ha voci pigre e malinconiche. Dal fondale di una darsena, tra scafi in disarmo e anatre come barchette immobili, una grande tartaruga emerge a pelo d’acqua per poi scomparire.
Il lago possiede una sua dolce malìa di acque che del mare non hanno gli orizzonti sconfinati, ma ne evocano gli abissi, i gorghi silenziosi e magnetici.
La costiera di Lecco si perde sotto labirinti di soprelevate e tangenziali. Da qualche parte c’è la piazzetta col porticciolo di Pescarenico, ma non so se esista un padre Cristoforo contro i soprusi, le povertà, le mute solitudini che attossicano questo nostro mondo dove pare non esserci argine all’ingiustizia.
Il viaggio continua lungo strade fiancheggiate, senza soluzione di continuità, da capannoni, fabbriche dai piazzali vuoti, centri commerciali. Scampoli di prati e distese d’alberi rimandano ad una campagna caduta sotto i colpi dell’aggressione industriale che ora smentisce le sue effimere promesse.

Bergamo si annuncia di lontano, alta sui colli.
Sono i compagni di Rifondazione ad accoglierci, in un Circolo che è insieme luogo di dibattito politico e punto di appoggio economico e legale per chi non ha casa, lavoro, diritti. Si respira un’aria buona e fraterna in queste stanze dove sembra materializzarsi la pasoliniana ode alla bandiera rossa : “…Chi conosceva appena il tuo colore, bandiera rossa, sta per non conoscerti più, neanche coi sensi: tu che già vanti tante glorie borghesi e operaie, ridiventa straccio, e il più povero ti sventoli”.
L’iniziativa in cui, con altri candidati, si parlerà dell’”Altra Europa” è organizzata nella sede dell’antica società operaia. Vi arriviamo attraverso un reticolo di quartieri che nella sera si riempiono di un popolo multietnico ed intergenerazionale. Chi ci accompagna, parla delle lotte operaie e studentesche che qui fiorirono negli anni sessanta e settanta, di una sinistra extraparlamentare forte e attiva.
L’edificio è severo , dai muri le lapidi celebrative e i ritratti di Mazzini e di Garibaldi ricordano il passato risorgimentale della città; uno storico locale riferisce che, tra i Mille di Garibaldi, almeno la metà erano figli della terra bergamasca
La sala del dibattito è gremita: volti conosciuti delle lotte ambientali, operai delle fabbriche in crisi, esponenti del movimento antimilitarista ed antixenofobo che qui ha radici antiche.
Dai tanti interventi emergono bisogni, prospettive, proposte. La riproduzione del Quarto Stato, che giganteggia alle spalle dei relatori, sembra sintetizzare la fatica e la speranza con cui guardare al futuro.
Penso alla stessa immagine, divenuta icona della nostra lotta, con cesoie, maschere antigas e bandiere NO TAV, immortalata alla Credenza come sui muri di Giaglione e in infinite pagine dei social network.
Nell’immaginario collettivo la resistenza della Valle contro il TAV rappresenta una grande risorsa a cui attingere forza e ispirazione: per questo tutti vogliono sapere ed il racconto smuove indignazione e solidarietà.

E’ ormai notte fonda quando ci rimettiamo in viaggio, verso casa.
Bergamo si allontana, grande macchia luminosa perduta nel buio.
L’autostrada corre veloce.
Tra poco, all’orizzonte, si profileranno le sagome innevate delle nostre montagne, i luoghi dove è bello vivere, dolce tornare.