La terra è di tutti. NO EXPO!

mattatoioss (1)Bella, utile e partecipatissima l’assemblea NO Expo, ieri, a Milano, presso l’ex teatro Derby occupato , vista la revoca dell’autorizzazione ad utilizzare uno spazio all’università Statale, la quale, per l’occasione, ha sprangato i battenti per tre giorni

Se qualcuno si illudeva che bastasse la serrata dell’ Università per impedire l’incontro tra le varie realtà di lotta a livello non solo italiano ma internazionale, si è sbagliato di grosso.
Il percorso verso un Primo maggio 2015 di contestazione ad Expo che proprio in quella data prevede provocatoriamente di aprire i battenti,ci riguarda tutti e deve vederci partecipi.
Dai tanti interventi è stato ribadito che Expo è debito, cemento, precarietà, ma non solo: rappresenta soprattutto un progetto di normalizzazione , attraverso la repressione delle lotte, la devastazione degli ecosistemi ambientali e sociali, i veleni reali e metaforici sparsi a piene mani sul presente affinché la guerra all’uomo e alla natura si perpetui e neghi ogni futuro.
Expo è già fin da ora 10 miliardi di € di debito totalmente pubblico, laboratorio di sfruttamento umano con 4000 contratti precari e la prospettiva di 18000 volontari, la devastazione di 1600 ettari di terreno fertile, su cui erano nate tante esperienze di agricoltura e di produzioni ecosostenibili.
In una città dove gli sfratti per morosità incolpevole sono all’ordine del giorno si costruiscono i castelli di una fiera di vanità e bugie per le multinazionali del mercato globale.
Expo è mafie, corruzione, degrado e grandi affari che si allargano con il finanziamento di altri disastri, come l’autostrada BreBeMi, la Pedemontana, la Tangenziale Est Milano.
Esperienze che la Valle conosce bene, in quanto laboratorio precoce di grandi male opere, di delocalizzazione industriale, di Giochi olimpici con relativi degradi ambientali e speculazioni edilizie.
Contro il partito trasversale degli affari che si fa sistema di sfruttamento e di dominio sul mondo e sulla vita , una è la risposta: la resistenza ed il conflitto collettivo, la rabbia e l’amore irriducibile con cui difendere memorie, saperi, elaborazione culturale, i semi del mondo che verrà.

MARTA ASSOLTA !

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In questa giornata di dicembre il cui tepore sa di primavera, sono felice con Marta, per Marta e per tutti noi.
Non dimenticherò quella notte di un luglio raggelato in cui Marta fu malmenata e oltraggiata, notte di manganelli, lacrimogeni, arresti, di angoscia per chi non tornava, fermato o disperso in luoghi improvvisamente sconosciuti e ostili.
La serenità coraggiosa di Marta, l’assistenza umana e professionale di Valentina e di tutti i nostri avvocati sono una risorsa preziosa per il movimento NO TAV che nei legami di affetto, di solidarietà, di lucida consapevolezza trova motivo e forza di una lotta irriducibile.
Nulla potranno i caselli, gli esposito, i rinaudo e padalino, le trame lobbistiche, le intimidazioni di tribunali e carceri contro il vento di liberazione che si alza dalle dimore degli oppressi e che crescerà, fino a diventare uragano, capace di spezzare le catene, di risucchiare nel pozzo senza fondo dell’oblio gli oppressori e i loro servi sciocchi. Basta volerlo e praticarlo con tenacia!

Risposta ad LTF: Verrà giorno….

nic 001Ad una missiva che ho ricevuto soltanto per conoscenza, anche se in prima persona sono l’oggetto del contendere, oppongo alcune, brevi, sentite considerazioni.

Il senso della comunicazione è chiarissimo: un’ arrogante, maldestra provocazione.

Ltf, annessi e connessi non sono i padroni, ma gli indebiti occupanti ed autori di una devastazione ambientale e sociale che stanno portando avanti a suon di miliardi di denaro pubblico.

Dunque “visitare il sito” non è una gentile concessione di LTF, ma un diritto, anzi un dovere, uno strumento in più per documentarsi e non certo ai fini di “superare l’opposizione al cantiere”, ma per organizzare l’opposizione ad un’opera che è obbligo morale fermare, prima che sia troppo tardi.

A chi ha conosciuto e amato quei luoghi com’erano prima e ne ricorda la stradina tra le vigne, i boschi di betulle, i castagni centenari, percorrerli ora provoca un’invincibile rabbia, non attenuata certo da quattro piantine di viole del pensiero che, dalla soglia di un prefabbricato, guardano smarrite il deserto.

Quanto alla minaccia di “agire in sede civile al fine di ottenere il risarcimento dei danni tutti subiti”, e non solo nei miei confronti (io sola mi sono ammanettata), ma contro tutti gli accompagnatori (evidentemente LTF conosce e applica lo slogan NO TAV “si parte e si torna insieme” ), un’ultima semplice considerazione: è davvero capovolto il mondo in cui i danneggiatori chiedono il risarcimento ai danneggiati.

Tanta arroganza merita una sola risposta: il conflitto senza mediazioni, generoso, collettivo, contro la logica del profitto e del potere, per la liberazione dell’uomo e della natura.