Expo per affamare il Pianeta

MilanoA Milano, il primo maggio, al corteo NO Expo c’eravamo, sì, c’eravamo, anche se i mass media che strombazzano auto bruciate, vetrate di banche rotte e poliziotti feriti, nulla dicono delle migliaia di persone, che hanno sfilato per dare volti e voci alle lotte ambientali, alle rivendicazioni per un lavoro che non sia morte, per un cibo che non avveleni, non provochi sofferenza animale e non desertifichi il pianeta, per i diritti alla salute, alla casa, ai saperi. E continuiamo a lottare contro questa fiera delle vanità e delle bugie, la quale, dietro alle quinte fiorite (e non terminate, tanto da cadere a pezzi sui visitatori), nasconde il volto orrido delle multinazionali che fondano il loro profitto sull’avvelenamento e la morte per sete della Terra, sulla schiavitù della popolazioni, sulla rapina delle risorse e della vita.

Eravamo consapevoli che la lotta sarebbe stata dura, che i poveri del mondo sarebbero stati usati e gettati, che la pseudocultura di regime avrebbe incanalato turisti dell’illusione e scolaresche in gita nel luna park del Grande Fratello. Ma sappiamo bene che non ci sarà futuro se non continueremo ad assediare concretamente il potere, a “partire e tornare insieme”, ad essere la voce che grida milioni di NO in questo deserto di incubi e di compatibilità.

Mari di lacrime

Ripudio l’Europa che garantisce libertà di circolazione ai capitali e alle merci e la nega alle persone.

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La lucertola e il TAV

imagesStamattina, dando acqua alle piantine assetate dal vento di questi giorni, ho scoperto una lucertola cucciola, davvero minuscola, che lambiva le gocce d’acqua cadute sul davanzale. Ha alzato verso di me il capino, fiduciosa, ed ha continuato a d esplorare la pietra umida, prima di andarsene, senza fretta.

Ho riflettuto sulla meravigliosa, fragile perfezione di quel corpicino pieno di vita; ho immaginato le esistenze minute, le prime a scomparire quando l’arroganza dell’uomo devasta l’armonia della Terra; e il pensiero è tornato ai grandi ramarri della Clarea, alle formiche rufe, al pullulare tenace della vita che il cantiere del TAV ha annichilito.

t_val-clarea-notav-8Il foehn alto, che trascina nuvole e fa splendere il cielo pomeridiano, mi comunica l’urgenza del ritorno sul sentiero lungo il quale saranno fiorite le primule e l’equiseto avrà gittato la trina dei suoi germogli. Certamente qualche capriolo balzerà nel folto della macchia, il vento trarrà arpeggi dalle lamiere e dai fili di ferro delle vigne. E il cantiere mi apparirà più che mai come l’anomalia da cancellare in questa radiosa giornata di primavera.
Prendo zaino e bastone, calzo gli scarponi e parto.