Qui il voto non è una formalità

thCon un’amica, giornalista in una radio di movimento, mi reco ai seggi nel quartiere di Plaka.

Sono stati allestiti in una scuola aperta su una delle tante stradine che conducono all’Acropoli, tra botteghe artigianali e negozi di souvenir.

Ci accoglie un piccolo cortile; piante di rose,  ulivi, un aranci; lungo il muro una lunga vasca di pietra con rubinetti che mi ricorda  la mia scuola elementare di mezzo secolo fa, una vasca analoga a cui la maestra ci faceva lavare le mani all’inizio e alla fine delle lezioni (e a volte interveniva lei direttamente su orecchie e colli non abbastanza puliti).

Nel cortile incontriamo i rappresentanti di lista.

Per il SI c’è un signore attempato, in abito di lino e panama, accompagnato dalla moglie in seta e gioielli; si presenta come ufficiale di marina in pensione, già candidato alle ultime elezioni politiche per Nea Democratia.

A rappresentare il NO c’è un giovane sui trent’anni, laureato in architettura, operaio, disoccupato da cinque anni. Le sue risposte pacate, la fermezza senza enfasi, assieme all’aumentata affluenza dei votanti (famiglie con bambini, gente comune, anziani e tanti giovani) sono una garanzia per il superamento del quorum e per la vittoria del NO.

Atene resiste

NOAtene domenicale, la domenica del referendum.

Ritrovo piazza Syntagma. Sotto il sole a picco splende il marmo della fontana; i cani, numi tutelari del luogo, dormono all’ombra di alberi e siepi; le bancarelle di ciambelle si sono arricchite di bibite e frutta.

Sullo sfondo rivedo il Parlamento, l’ocra del tufo e l’azzurro della bandiera, unico ornamento ad un edificio semplice, piccolo rispetto ai grandi alberghi che fiancheggiano la piazza.

 Manca l’imponente schieramento di polizia che, fino a qualche mese fa, blindava la piazza e rendeva inavvicinabili gli edifici pubblici. Restano gli euzoni che, in gonnellino, babbucce e col fucile in spalla, fanno il cambio della guardia tra i battimani dei turisti.

Anche ora, come lo scorso gennaio nel giorno delle elezioni politiche, la piazza brulica di televisioni, di giornalisti che tentano sondaggi dell’ultim’ora.

I mass media non sono stati teneri con questo popolo e con il suo diritto a decidere della propria vita. Servili portavoce della “fortezza Europa”, hanno descritto una Grecia fisicamente stracciata e moralmente sconfitta, ostaggio di politicanti avventurieri, delineando scenari catastrofici se vincerà il NO al memorandum della troika e all’Europa di Maastricht; hanno tifato apertamente per il SI o per il non raggiungimento del quorum.

Ma in questa città oggi non c’è né vittimismo né umiliazione  ; si respira un’aria di serena, ragionata, ferma resistenza

Atene. Sono Tornata

dall-aereoSotto di noi mare e isole, poi le insenature e i golfi della terraferma, come una mappa vivente che si fa sempre più nitida.

Ed ecco la città bianca, immensa, le colline brulle a cui sembra appoggiarsi, la distesa grigia e rossa degli uliveti, il suolo che ci viene incontro con gli edifici aeroportuali , il breve sobbalzo dell’aereo che tocca terra.

Atene. Sono tornata.