Diario di Resistenza (continua)

14469494_1283721761662484_5787603360517185568_n-1Oggi è giorno di mercato a Bussoleno. La mia evasione, protetta da compagne e compagni, mi porta tra i banchi che traboccano dei colori autunnali, sontuosi di frutti e verdure, delle grasse tome d’alpeggio, dei fiori di giardini che già conoscono i primi freddi e portano in sé la malinconia degli addii.

Il paese ci fa festa.

Ci vengono offerti miele della Clarea e toma degli alpeggi di Venaus.

Vanno a ruba i volantini che spiegano le ragioni e i modi della lotta.

Si moltiplicano le foto a testimonianza di di chi “sta con la Valle che resiste”.

Ad un certo punto compare una pattuglia dei carabinieri che subito si dilegua.

Il tristo mondo della repressione appare davvero lontano e impotente di fronte a questa collettività forte e serena che, senza retorica ma con determinazione, sa proteggere i suoi figli e difendere le ragioni della lotta comune.

Diario di Resistenza

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Suspice coelum ut agricola, scruta il cielo come un agricoltore: così recita la meridiana che scorgo dalla finestra di questo mio luogo di evasione.

Se alzo lo sguardo al cielo, oltre i tetti della Bussoleno medioevale, scorgo il vallone di Balmafol, luogo di memorie partigiane. Tra le baite di quei pianori perennemente battuti dal vento, i giovani ribelli di allora, con pochi mezzi e tanto cuore, ricacciarono le squadracce nere salite a catturarli ed a depredare le povere cose dei montanari.
Sotto di me, nella piccola via, al presidio resistente, altri giovani e meno giovani vegliano sulla mia libertà e sulla nostra lotta contro i grandi, sporchi interessi di sempre.
La Resistenza continua.

Resistere per esistere

Dichiarazione allegata agli atti giudiziari

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«Quando i poteri pubblici violino le libertà fondamentali ed i diritti garantiti dalla Costituzione, la resistenza all’oppressione è diritto e dovere del cittadino».
Ii principio stabilito dai Padri Costituenti come elemento ispiratore della Costituzione nata dalla Resistenza al nazifascismo è più che mai prezioso oggi in cui non solo non vengono rispettati i dettami costituzionali, ma la Costituzione stessa viene manomessa ed è l’arbitrio a farsi legge nelle mani del partito trasversale degli affari che concentra in sé i tre poteri, usandoli come strumento di sfruttamento, repressione sociale, devastazione ambientale.
Il movimento NO TAV lotta ormai da quasi trent’anni non solo contro un’opera inutile, costosissima, devastante per la salute di chi la fa e di chi la subisce, ma contro un modello di vita e di sviluppo fondato sulla guerra all’uomo e alla natura, un potere che “usa la legge e si serve del bastone e sugli altri ha potere di padrone”.
Sul filo di questa lotta la mia vita è passata e non invano, perché ho potuto condividere il prodigio di una collettività che si ricostruiva, partendo da storie ed esperienze diverse ed unendosi in una pratica concreta , generosa e limpida , responsabilmente attenta all’esistenza di ognuno ed al futuro di tutti, anche di chi verrà dopo di noi.
E’ questo il legame profondo che ci ha uniti negli anni ed ha consolidato legami intorno a noi, antidoto potente alla società dell’usa e getta, al potere che fa della guerra tra poveri il piedistallo del proprio dominio.
Tutto ciò viene colto perfettamente dal Tribunale permanente dei popoli quando, a conclusione della sessione tenutasi in Valle di Susa nel novembre 2015, afferma che “deve essere richiamato con forza l’art. 1 della Dichiarazione universale dei diritti umani, il quale afferma che “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali per dignità e diritti. E soprattutto che “essi sono dotati di ragione e coscienza, e devono agire gli uni verso gli altri in uno spirito di fraternità”…..È questo principio fondamentale di “fraternità” che è nel cuore delle rivendicazioni delle persone che si sono mobilitate contro il TAV, il grande progetto di cui non è stata dimostrata l’effettiva utilità.”
E’ questo “spirito di fraternità” che ci ha sostenuti sempre, nei giorni e nelle notti passati a presidiare il territorio contro l’impianto dei cantieri TAV, a contrastare con i nostri corpi l’esercito di ruspe e uomini in armi che venivano ad imporre con la violenza ciò che il popolo rifiutava.
E’ ancora il senso di fraternità che ha dato vita alla Libera Repubblica della Maddalena e che ci ha permesso di affrontare a testa alta la repressione, sui luoghi della lotta, nelle aule dei tribunali, nelle carceri dove sono stati rinchiusi i nostri figli.
Fraternità non solo con gli esseri umani, ma con tutti gli esseri viventi, i grandi castagni secolari sradicati per fa posto al cemento, gli animali del bosco privati di accesso all’acqua, cacciati lontano dall’eterno giorno elettrico dei cantieri.
Fraternità che ci fa provare rabbia e pena di fronte agli operai che ogni giorno entrano a testa bassa nel “tunnel geognostico” della Clarea, a respirare l’uranio e l’amianto quotidiano.
Sete di giustizia sociale che ci fa schierare contro lo spreco di denaro pubblico connaturato alle cosiddette Grandi Opere ci impegna al fianco delle lotte per la casa, contro le privatizzazioni, per una sanità ed una scuola pubblica e gratuita, per le Piccole Opere utili, rispettose delle qualità del lavoro e della vita.
Indignazione verso un sistema che garantisce libera circolazione alle merci e ai capitali, ma alza barriere invalicabili contro chi fugge dalle guerre e dalla fame.
Questi trent’anni li ho condivisi attivamente giorno dopo giorno e ne rivendico ogni minuto, ogni passo, come un tesoro inestimabile di esperienze, di cultura, di affetti, di solidarietà che mi ha permesso di “vivere a questo mondo non come un inquilino o un viaggiatore stagionale, ma come nella casa di mio padre e di mia madre”.
Ero presente anche alla camminata del 28 giugno di un anno fa da Exilles a Chiomonte, per ricordare la libera repubblica della Maddalena e ribadire l’inesausta volontà di liberazione.
 Una grande giornata popolare, un serpentone colorato e gioioso di tutte le età, interrotto ad un certo punto da barriere inaccessibili ed inaccettabili , avvelenato dal fumo dei lacrimogeni.
Di quel giorno rivendico ogni passo ed ogni azione, come mio diritto e dovere di resistenza.
Per questo motivo rifiuto le misure restrittive che mi sono state o mi saranno comminate: non accetto di far atto di sudditanza con la firma quotidiana, non accetterò di trasformare i luoghi della mia vita in obbligo di residenza né la mia casa in prigione; non sarò la carceriera di me stessa.
Sento con me le ragioni e la forza collettiva degli oppressi, coloro che non hanno altro da perdere se non le proprie catene, ma hanno un mondo intero da conquistare.
Bussoleno, 27 giugno 2016
Nicoletta Dosio