Ad Elisa

14572216_10207342778234582_1030809075243462849_nLa notte scende all’improvviso, mi si precipita addosso. Le montagne innevate che scorgo in breve profilo sono sopraffatte da un’ombra che subito si fa buio fitto, senza barlumi di stelle.

Oggi abbiamo accompagnato Elisa in un ultimo, triste viaggio.

In realtà era già lontana, partita di buon mattino, dopo un ultimo sguardo d’amore a sua madre ed una carezza al suo gattino che l’avrebbe voluta seguire, ma che lei ha fermato davanti a quella porta invalicabile a chi cammina tra i vivi.

Non erano Elisa quella cassa chiara né il grande mazzo di girasoli che cercavano invano di portare luce dove c’era solo buio dolore.

Elisa era allegria, gentilezza di cuore, amore per la vita, la resistenza forte e dolce della lunga battaglia ingaggiata contro un male inesorabile.

Di Elisa ci resta il coraggio che ha donato a piene mani, il ricordo dei giorni e delle notti trascorse con noi nella lotta contro il TAV, l’amore per tutti gli esseri viventi, lo sguardo azzurro che ritroveremo nelle fonti limpide della Clarea

Radici

unnamed-3Stamattina sui monti è apparsa la prima neve. Dietro i tetti d’ardesia del paese vecchio scorgo le creste innevate e il cielo pomeridiano che, dopo la mattina tersa, scolora nel grigio. Una brezza triste scuote le bandiere. Qui, sotto il gazebo, ci si attrezza per il freddo, in previsione di una resistenza che si allunga, ma che non ci spaventa né ci coglierà impreparati.
Da questo popolo buono emerge la gentilezza di chi porta doni e la caparbietà di quanti non si adeguano e non cadranno nello scoramento delle attese interminabili.
I palazzi del potere nulla sanno della lotta umile e tenace per l’esistenza quotidiana, né conoscono la vita insopprimibile delle radici che sopravvivono al tempo e ai disastri, pronte a ridare germogli e frutti nella primavera che verrà.

Quindici giorni

unnamed-2Quindici giorni. Quindici giorni sono passati da quando ho lasciato la mia casa, i grandi alberi carichi di nidi che da quasi un secolo la proteggono, i miei animali, i libri che accompagnano la mia vita.
L’ho lasciata per amore, perché non potevo permettere che il potere invidioso e vendicativo che mi ha inflitto gli arresti domiciliari la trasformasse nel mio carcere, violando la mia quotidianità , gli affetti che la alimentano, i miei pensieri, i miei ricordi.
Ora aspetta il mio ritorno, quieta e serena.
Sono evasa, respiro aria di libertà, protetta dall’abbraccio del popolo NO TAV che mi accompagna, notte e giorno, in questo avventuroso viaggio, pieno di incontri, di calore umano, di gioiosa ironia.
Un viaggio che si dipana tra mercati, feste di paese, assemblee, cineforum, cene collettive, incontra altri conflitti e si arricchisce di nuove esperienze: ancora mi commuove il ricordo dell’assemblea alla Sapienza, una puntata fulminea, intensissima, che rimarrà in me per sempre.
Insieme alla mia, tante altre storie, il coraggio dei molti che da anni, senza luci della ribalta, proprio per questo più meritevoli e preziosi, affrontano generosamente tribunali e carceri, per la lotta che ci accomuna.
Chi pensa di piegarci imbracciando le armi della repressione non ha valutato la forza e la tenacia di questa nuova Resistenza; nel suo raggelato egoismo nulla sa delle donne e degli uomini che da quasi trent’anni hanno messo la propria vita a disposizione di una lotta che è di tutti e porta tra le mani il futuro.
Mentre scrivo, sento salire alla mia finestra le voci di compagne e compagni che, sotto il gazebo del presidio permanente, commentano le notizie dei quotidiani, conversano tranquilli e vigilano su di me.
Intorno, scorre il paese: il viavai della spesa mattutina; tra qualche ora, la piccola frotta degli scolari delle elementari, la fiumana degli studenti che escono dal liceo.
La nostra risorsa più preziosa è questo popolo che “vive del vero e non del falso”. umile e tenace, invincibile, come la natura che, poco a poco, fa rifiorire le rovine degli incendi ed insinua le sue radici a rompere i deserti d’asfalto.
Poco fa mi è giunto in dono un cesto di mele cotogne. I frutti dorati dal profumo antico rallegrano la mia stanza e mi riportano a mia madre che li trasformava in dolci conserve e li metteva negli armadi a profumare la biancheria. Anche lei sarebbe con me ora, venuta da antiche ingiustizie, mai arresa.