Marco, non ti dimenticheremo.

Marco Commisso incidente moto

Marco: la notizia dell’incidente fatale che ce l’ha portato via giunge alla Credenza come una mazzata che ci lascia tutti storditi.

Il movimento NO TAV piange questo suo figlio sensibile e generoso, che ha dato alla lotta dedizione, tempo ed energia..

Marco lavorava all’ Azimut, ma la sua vita e i suoi sogni erano altrove. Negli anni di mobilità dalla fabbrica aveva approfondito la sua vera passione che era la musica, una passione che affrontava prima di tutto da liutaio: la scuola di liuteria di Cremona lo ha visto per anni valente allievo .

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la forza della parola

roseNella penombra della mia stanza splende un mazzo di rose. Di solito evito i fiori recisi: mi sembrano sottratti alla terra e mandati a morire in luoghi estranei e paurosi.
Ma queste rose sono la povera, deperibile merce di un venditore ambulante, un piccolo indiano che ormai da anni, a sera, sbarca in Valle di Susa e gira tutta la notte per i locali pubblici offrendo l’effimera bellezza di quelle forme e di quei colori. Dura vita la sua, indifferenza sgarbata, chilometri fatti a piedi nel cuore della notte e il treno del ritorno all’alba ( mi capitò di incontrarlo al primo treno del mattino, io in partenza verso una delle tante assemblee, lui ciondolante di sonno, ma col consueto sorriso di fanciullo). Leggi tutto “la forza della parola”

Oltre la mia finestra

Oltre la mia finestra, nel breve orizzonte del cortile,una macchia sul muro.
Il muro ridipinto di fresco è di un giallo solare, luminoso. Ma ad un tratto è ricomparsa una vecchleonardo-figure-fantastiche-draghi-particolare1 (1)ia spellatura, quasi un castone nella compattezza dell’intonaco.
Non è una macchia qualsiasi: a guardarla con attenzione, appare la sagoma di un piccolo cane, un barboncino con tanto di ciuffetto ed orecchie pendule che a tratti sembra ammiccare con occhio arguto.
Guardo e mi sento risucchiata indietro, ad altri tempi, ad altri cortili.
Era grigio il cortile della mia infanzia, incassato tra muraglie; sua unica non trascurabile ricchezza una grande pianta di cachi che in autunno stendeva sul ciottolato un tappeto rosso di foglie e d’inverno alzava al cielo la meraviglia dei suoi frutti d’oro.
Ma per il mio fantasticare quelle pareti senza prospettive, coperte di grandi macchie di umidità, diventavano un libro di avventure, una mondo di presenze misteriose, sulle quali dominava, solenne ed enigmatico, il profilo di un leone.
Ora quel cortile non esiste più, cancellato da una ristrutturazione spietata che ha raso al suolo i vecchi muri per costruire una schiera di autorimesse.
Ed io sono lontana, come lo è quell’infanzia fiduciosa che respirava la vita e sapeva popolarla di favole. Ma il grande leone è tornato a riportarmi, per un attimo, il profumo di quei giorni.