Il cielo di Atene è giá autunnale; parlano d’autunno i colori dei giardini, i profumi portati dal vento; un autunno che inonda le antiche rovine, si insinua nel labirinto dei quartieri e va a morire in un tramonto struggente, senza fine.
Atene,città bella e ammutolita.
Cerco e non ritrovo il fervore delle piazze straripanti del gennaio quando Syriza vinse; né ritrovo la fermezzapopolare del NO referendanrio: l’assalto al cielo sembra spento.
In questi giorni di nuove elezioni la delusione pesa come un macigno e la sfiducia del popolo ricade su tutti, perché, quando si spegne la speranza e tardano a ripartire le lotte, si indebolisce anche la consapevolezza della forza collettiva e l’oppressore torna ad essere un moloch invincibile.
Non riesce a scaldare il cuore neppure la folla di bandiere rosse che rimpie piazza Syntagma durante il comizio del KKE ; eppure si è tra militanti fedeli, temprati da lotte di antico corso, abituati a resistere…..
Tornando verso i Propilei per risalire ad Exarchia, incontro piazza Klaftimonos, ora come a gennaio quartier generale elettorale di Siryza. C’è ancora il tendone che solo qualche mese fa ferveva di entusiasmo e di iniziative; è sempre quello lo schermo gigante su cui una moltitudine in tripudio seguì passo passo lo spoglio delle schede: come dimenticare i canti, gli abbracci, la commozione che accolsero l’annuncio della vittoria? Ma questa sera,dallo shermo, Tsipras parla ad una platea vuota, fatta eccezione per quattro attivisti che, in un tavolo d’angolo, preparano materiale elettorale.
Poco lontano, sotto i portici, sui cartoni della loro miseria, dormono alcuni anziani senza casa;uno tiene tra le mani un libro aperto, cerca di lggere, a quest’ora di notte, sotto la luce dei lampioni.Altri derelitti-molti più che in passato, soprattutto donne- ho visto aggirarsi per le vie della città, poco più che ombre.
Intorno si respira un silenzio avvelenato, una calma inquietante, che non durerà.
Addio, Gianni.
Lo incontrai quasi subito, alla nascita del PRC, a cui avevamo aderito anche noi, provenienti da una storia extraparlamentare, ma attenti a chi, pur con storie diverse dalla nostra, aveva detto NO alla prima guerra del Golfo…
Di lui colsi fin da subito la libertà irriducibile di pensiero, il rigore gramsciano e gobettiano della sua profonda, concreta cultura operaia e antifascista, la capacità di mettersi in discussione.
Il primo incontro fu, in realtà uno scontro, pacato ma fermo, sulla megacentrale idroelettrica di Venaus, che lui sosteneva, vedendola come alternativa al nucleare, mentre noi la criticavamo per l’inutilità, l’impatto ambientale , il taglio delle falde acquifere, la pericolosità degli scavi nelle rocce amiantifere. Egli rifletté sulle nostre ragioni e pochi giorni dopo, mi cercò per regalarmi il diario della sua infanzia in una famiglia operaia e socialista della Torino dove i quartieri popolari si contrapponevano alle “Ville dei pescecani” industriali e gerarchi.
Gianni, il partigiano che non mise mai nel cassetto la sua storia di comunista libertario. Gianni che ricoprì cariche istituzionali senza farsi catturare dalle istituzioni, ma confrontandosi costantemente col popolo che lo aveva espresso.
Gianni, amato dai giovani antagonisti, studenti di ieri (qualcuno, coinvolto da un suo intervento in un’assemblea scolastica, andò per la prima volta a votare, e votò per lui), resistenti di oggi.
Gianni intransigente con gli altri, ma prima di tutto con se stesso, lavoratore infaticabile contro lo sfruttamento dell’ uomo e della natura; capace di dire dei NO e di immaginare progetti alternativi, come quando, contro le fabbriche d’armi ( a Torino, l’Alenia ) si preoccupava di prefigurare una riconversione, a utilizzo civile e sanitario, di professionalità e strutture.
Lo rivedo sempre presente e puntuale ai comitati politici federali, che per lui non furono mai una scadenza burocratica né luoghi per la ratifica di volontà verticistiche, ma momenti di dibattito ai quali, quasi unico, si preparava scrupolosamente, con interventi ragionati e scritti.
Gianni che venne più volte alle Feste in Rosso Valsusine, a raccontarci il suo mitico passato partigiano, il suo incontro con il CHE, in una Cuba assediata dall’embargo USA.
Egli fu uno dei primi a condividere con convinzione il nostro NO TAV e il NO alla guerra che si fecero critica popolare all’avventura del governo Prodi. La sua chiarezza ci manca più che mai, oggi, in questi tempi di confusioni e di opportunismi
Gianni che amava teneramente Pierina, una donna dolce e forte, la sua compagna di sempre, alla cui morte egli non si rassegnò mai.
Gianni che domani ritornerà alla Federazione del PRC e alla Camera del Lavoro, ma riposerà per sempre a Lesa, nella malinconia del Lago Maggiore, per lui luogo di bellezza, patria della mente e del cuore.
Gianni che i compagni e i resistenti della Valle di Susa non dimenticheranno e il cui ricordo porterò con me, domani, nella Grecia che lotta per la vita e per la dignità.
Ad Atene, con la lotta e col cuore.
Penso ad Atene. Il cappio dell’Europa dei potenti si sta stringendo ad impiccare un popolo che resiste e propone per tutti altri mondi, un’ altra società, altri futuri, nel silenzio di chi, senza speranza e senza sogni, dimentica che, insieme, si lotta e ci si libera.
Ricordo le strade, i colori, la folla buona, la povertà dignitosa e ribelle di Atene.
Ricordo lo splendore dei viali di aranci, le osterie anarchiche di Exarchia, coi gatti che ti chiedono di condividere il cibo e le stradine piene di ragazzi e di dolcissimi cani.
E mi viene in mente, all’improvviso un negozietto di argenti e pietre dure, azzurro e rosso, nel quartiere di Plaka, in una zona senza traffico turistico, sul versante più impervio dell’Acropoli, con sentieri che si inerpicano tra piccoli cortili e spesso finiscono nel nulla: Mi affascinò la sua misteriosa semplicità affacciata sul ciottolato di una via deserta. Non vi entrai subito, però mi ripromisi di tornarvi. Ma, quando, scendendo dall’Acropoli, ripercorsi quei luoghi, lo stesso quartiere, la stessa strada, non ritrovai la piccola bottega, come se fosse scomparsa nel nulla.
Torno ad Atene, non solo per solidarietà umana e politica, ma come ad un luogo del cuore.