Per Pino

PINOPino. L’ho conosciuto e, come tanti, gli ho voluto bene. Era anche lui un insegnante, Cobas, un compagno generoso, sensibile, colto della cultura che si sostanzia di vita e di impegno. Per questo era amato dai giovani, dalla gente semplice.

Se ripenso a Pino, rivedo il minuscolo appartamento, arrampicato in un quartiere popolare, in cui Pino mi ospitò, a Brescia, dopo una serata NO TAV: quelle stanze semplici, affastellate di libri, quaderni e volantini, gli assomigliavano.
Pino incontrò la Valle di Susa che lotta contro il TAV e fece sua questa lotta. In Valle venne più volte, fin dai primi anni 2000, con l’impegno militante e instancabile che lo contraddistingueva.
Lo ricordo a Venaus, a Susa e a Torino, a portare la solidarietà Cobas sui palchi delle manifestazioni NO TAV. Conobbe pure la Clarea, la nostra baita appena iniziata e già sequestrata.
Pino, anche il popolo NO TAV ti saluta e non ti dimenticherà.
Un abbraccio solidale alla tua famiglia e ai compagni.

Cronaca greca. Il dolcissimo mare della vittoria

Grecia
Come descrivere la sera della vittoria? E’ l’intera città che si muove, nella luce di un tramonto infinito, verso piazza Syntagma, meta naturale, non preordinata, di una festa che continuerà tutta la notte.

Il risultato è venuto delineandosi chiaramente, durante lo spoglio trasmesso in diretta e rimandato dai teleschermi delle case, delle sedi politiche e sociali, dei bar, dei grandi mercati: il NO vince con il 61% contro il 39% del SI. Anche l’affluenza alle urne ( il 65% contro il 40% necessario per il quorum ) è stata alta, nonostante da più parti venissero solleciti per l’astensione.

2015-07-05 22.18.17Da Piazza Klathmonos parte l’ immenso corteo dei gruppi sostenitori del NO. E’ questa la “Piazza delle lacrime”, dove, secondo un’ antica tradizione, si riunivano, dopo ogni elezione, i dipendenti pubblici licenziati per il cambio della guardia. Luogo non scelto a caso, dunque, per ribadire il NO al memorandum , il rifiuto di un debito non fatto dal popolo, ma che impone al popolo lacrime e sangue.

Da piazza Propilia, sede del rettorato universitario, si snoda il corteo antagonista, un fiume di volti giovani, bandiere rosse, striscioni, cartelli, canti, slogan.

I due cortei insieme fanno una marea. Su quel dolcissimo mare naviga anche la bandiera NO TAV, riconosciuta, applaudita, fotografata. D’improvviso, tra quelle strade in festa, ritrovo il sentiero verso la Clarea e quei passi hanno il battito dei nostri passi sulle strade arroventate del luglio Valsusino,  dei passi che risuonano nel silenzio stellato delle camminate notturne verso cantiere. .E sento più che mai nostra la lotta del popolo greco, comune il nemico da combattere, collettiva la vittoria di questa sera indimenticabile.

referendum festa1Arriviamo in una piazza Syntagma già stracolma: Greci e solidali da tutto il mondo, insieme, fin sulle gradinate del Parlamento. Al centro canta, sontuosa, la fontana, svetta verso l’alto con i suoi mille zampilli come una rossa trina spumeggiante, una fiammata che incendia i cuori, riaccende l’entusiasmo, la certezza che un mondo senza padroni e senza umiliazioni è possibile, subito; basta volerlo.

All’annuncio del risultato definitivo partono i fuochi d’artificio, i canti della resistenza contro i nazisti, contro i colonnelli. Si balla il sirtaki tra lo sventolio di bandiere cui risponde solitaria, alta sul pennone, la bandiera del Parlamento.

images (12)Ce ne andiamo a notte fonda. Già si intravedono le prime luci dell’alba. Si risveglia la città del lunedì.

 Questa non è la fine, ma l’inizio di un duro lavoro, di un’ardua resistenza.

Addio, Gianni.

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Lo incontrai quasi subito, alla nascita del PRC, a cui avevamo aderito anche noi, provenienti da una storia extraparlamentare, ma attenti a chi, pur con storie diverse dalla nostra, aveva detto NO alla prima guerra del Golfo…
Di lui colsi fin da subito la libertà irriducibile di pensiero, il rigore gramsciano e gobettiano della sua profonda, concreta cultura operaia e antifascista, la capacità di mettersi in discussione.
Il primo incontro fu, in realtà uno scontro, pacato ma fermo, sulla megacentrale idroelettrica di Venaus, che lui sosteneva, vedendola come alternativa al nucleare, mentre noi la criticavamo per l’inutilità, l’impatto ambientale , il taglio delle falde acquifere, la pericolosità degli scavi nelle rocce amiantifere. Egli rifletté sulle nostre ragioni e pochi giorni dopo, mi cercò per regalarmi il diario della sua infanzia in una famiglia operaia e socialista della Torino dove i quartieri popolari si contrapponevano alle “Ville dei pescecani” industriali e gerarchi.
Gianni, il partigiano che non mise mai nel cassetto la sua storia di comunista libertario. Gianni che ricoprì cariche istituzionali senza farsi catturare dalle istituzioni, ma confrontandosi costantemente col popolo che lo aveva espresso.
Gianni, amato dai giovani antagonisti, studenti di ieri (qualcuno, coinvolto da un suo intervento in un’assemblea scolastica, andò per la prima volta a votare, e votò per lui), resistenti di oggi.
Gianni intransigente con gli altri, ma prima di tutto con se stesso, lavoratore infaticabile contro lo sfruttamento dell’ uomo e della natura; capace di dire dei NO e di immaginare progetti alternativi, come quando, contro le fabbriche d’armi ( a Torino, l’Alenia ) si preoccupava di prefigurare una riconversione, a utilizzo civile e sanitario, di professionalità e strutture.
Lo rivedo sempre presente e puntuale ai comitati politici federali, che per lui non furono mai una scadenza burocratica né luoghi per la ratifica di volontà verticistiche, ma momenti di dibattito ai quali, quasi unico, si preparava scrupolosamente, con interventi ragionati e scritti.
Gianni che venne più volte alle Feste in Rosso Valsusine, a raccontarci il suo mitico passato partigiano, il suo incontro con il CHE, in una Cuba assediata dall’embargo USA.
Egli fu uno dei primi a condividere con convinzione il nostro NO TAV e il NO alla guerra che si fecero critica popolare all’avventura del governo Prodi. La sua chiarezza ci manca più che mai, oggi, in questi tempi di confusioni e di opportunismi
Gianni che amava teneramente Pierina, una donna dolce e forte, la sua compagna di sempre, alla cui morte egli non si rassegnò mai.
Gianni che domani ritornerà alla Federazione del PRC e alla Camera del Lavoro, ma riposerà per sempre a Lesa, nella malinconia del Lago Maggiore, per lui luogo di bellezza, patria della mente e del cuore.
Gianni che i compagni e i resistenti della Valle di Susa non dimenticheranno e il cui ricordo porterò con me, domani, nella Grecia che lotta per la vita e per la dignità.