Ancora nuvole di pioggia su Atene in questa prima mattina, ma, all’orizzonte, il cielo si fa chiaro e sotto la mia finestra si risveglia la città: rumori di auto, sferragliare dei mezzi di nettezza urbana, le prime voci attraverso le persiane socchiuse di questo alveare umano.
É giunta per me l’ora di tornare alla mia Valle.
Lascio un popolo triste, che aveva immaginato ali d’aquila per spiccare il volo e si è ritrovato con ali di cera, dunque deve ritornare alle consunte scarpe quotidiane per riprendere il cammino. Ma ha provato a volare e il sogno non muore; e quando in un futuro ahimé non lontano il passo quotidiano diventerà impossibile perchè gli saranno tolte scarpe e strada, non si affiderà più ai marchingegni di Dedalo, ma ai possenti abitatori delle montagne
In questi giorni dopo il voto, per capire e immaginare le prospettive, mi sono rivolta a militanti, ma soprattutto a gente comune, operai, studenti, taxisti, commercianti, disoccupati e pensionati.
Ed ecco quanto mi è parso di cogliere. Con la recente risposta elettorale la gente ha rinunciato al balzo verso l’alto, alla convinzione che fosse il momento dell’assalto al cielo, il NO referendario diceva invece che l’assalto al cielo era possibile.
Certo quel NO coraggioso era isolato, sostenuto in Europa da voci troppo flebili, contrastato duramente non solo dall’ Europa delle banche, ma anche dai governi dei paesi sotto schiaffo che vantavano la propria puntualità nei pagamenti e non volevano “pagare per la Grecia”. Il voto a Syriza è stato il ridimensionamento del viaggio dal mare aperto al piccolo cabotaggio, dal NO Memorandum al COME Memorandum.
Ma la storia non è finita; la buona vecchia talpa non ha rinunciato a scavare e prima o poi sbucherà alla luce.