La luna, la Clarea, la Valle che resiste

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La luna. Un volto tondo, di bimba dolente, che si fa strada tra le nuvole, in questa notte di Clarea.

I riflettori del cantiere, il barbaglio guerresco dei caschi di chi ci impedisce il passaggio non riescono a mascherare questa luna di luglio, amica per noi e per i viandanti notturni.

Intorno, nonostante il ronfare meccanico dei compressori, il bosco ci parla, amico e protettivo, con le masse oscure degli alberi, i sentieri percorribili solo da chi li ama, il mormorio delle acque.

Il Torrente Clarea, da cui ci dividono le truppe in assetto antisommossa, ci mormora amore e protezione, ci dice dei volti giovani, dei passi pazienti di chi valica in alto, a cui le sue acque fanno strada e alzano lo scroscio per coprire il calpestio.

Siamo più che mai una comunità in lotta, e la nostra ricchezza, le nostre armi invincibili sono le storie che parlano di testarda resistenza, di castagni centenari abbattuti per far posto al deserto, di barricate pazientemente costruite per proteggere la baita di pietra, le casette sugli alberi, il sogno alacre e concreto di un mondo diverso; e di volti, che certamente, dalle sbarre della repressione, ora, vedono questa luna compagna e pensano che la liberazione non si farà attendere.

Passano le ore, la luna in alto, cammina, accompagnata da uno sciame di stelle, tra nubi che erano minacciose e che ora si sono diventate bioccoli luminosi.

Noi siamo ancora fermi, bloccati da una barriera di caschi e divise, ma, di lontano, ci giunge la voce dei fuochi d’artificio che qualcuno ha acceso anche per noi; ed è gioia, consapevolezza di una collettività invincibile, perché in sintonia con la vita che sentiamo urgere nel respiro di questa notte resistente, rispetto a cui il cantiere è“ un atomo opaco del male”, destinato alla sconfitta e ad un rapido oblio.

La luna gioca a nascondino tra gli alberi del bosco lungo il Clarea, irridente rispetto ai lampeggianti blu dell’esercito schierato lungo le reti del cantiere; e sembra dirci che presto tutta questa truce messinscena finirà.

Quanta commovente allegria c’è nel ritorno, nel ritrovare i nostri figli viandanti dei boschi in questa notte incantata…

L’alba non è lontana, ce lo dice l’oriente dove il buio si fa meno fitto. La luna, ormai senza veli, illumina il sentiero e, dall’alto, arguta, ci sorride.

Siamo tutti Palestinesi!

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Nella striscia di Gaza si muore sotto le bombe di Israele e a morire sono, come sempre, bambini, donne, anziani, un’umanità indifesa,una natura violentata, le vittime del Nord del mondo, di un capitale sempre più subdolo e violento, che fa il deserto e lo chiama pace.

Dalla Valle di Susa antagonista e solidale giunga al popolo Palestinese e ai suoi resistenti  un abbraccio fraterno e la volontà di lotta collettiva. Siamo tutti Palestinesi!a273b1d5de70ae04586dbfb150c09863

Il piccolo tiglio

2014-06-30 16.02.31Un seme, solo un seme portato dagli uccelli o dal vento; e sul mio balcone, tra menta ed edere, è nata una piantina di tiglio.

Ogni giorno una nuova fogliolina, un passo verso l’alto, a cullarsi con fiducia e allegria alla brezza estiva , a bere la rugiada notturna, insieme fragile e tenace.

Guardo quello che è poco più di un virgulto e provo la confusa commozione di ricordi che non emergono, di attese indefinite ma ben vive.

La natura è più forte di arroganze e devastazioni, e il tempo, se non riporta quanto si è perduto, medica le ferite e rigenera la speranza.

Devo cercare il terreno adatto dove trapiantare, nella stagione giusta, il piccolo tiglio che mi sopravviverà.