Storia di vigne

topiaIl cortile del mio luogo di evasione è un breve spazio incassato tra antiche mura, ma un vecchio pergolato lo inonda, come un mare verde, carico di grappoli che rimarranno come cibo invernale agli uccelli.

Questa nostra lotta è anche una storia di vigne. Quelle della Ramat che già subirono l’affronto dell’autostrada e che ora sono diventate territorio occupato, sottoposto alle leggi di guerra del cantiere TAV. Le vigne del versante di Giaglione, arroccate sui pendii della Clarea, ormai , per buona parte, in stato d’abbandono: in questi anni di camminate quasi quotidiane verso il cantiere le abbiamo viste inselvatichirsi a poco a poco; alcune sono state espiantate e di loro restano spazi vuoti, espropriati di lavoro e di storia.

E sono ancora paesaggi di vigna ad accompagnare le nostre rapide fughe lungo la penisola verso luoghi di assemblee ed incontri ribelli. Dai finestrini dei treni o dalle auto in corsa intravvedi i lunghi filari che coprono le colline o ne scorgi brevi festoni che occhieggiano tra orti ed uliveti e pensi al mito antico di dei scesi in terra a libare, immagini le opere pazienti di potature e cantine,la socialità di incontri e mense imbandite.

Poi torni al presente di nuovi sfruttamenti e schiavitù e pensi che la liberazione dell’essere umano e della natura non deve rimanere semplicemente una bella favola, ma divenire una meta realizzabile, perché tanto impegno e tanta bellezza abbiano senso e mettano radici.

Mentre scrivo, sale il buio a bussare alla mia porta, il pergolato scompare nell’ombra; qualche fruscio di passero ritardatario; rare stelle in un cielo che sa già d’inverno.


Tra poco scenderò a condividere la cena insieme a quanti veglieranno su di me questa notte.

Ad Elisa

14572216_10207342778234582_1030809075243462849_nLa notte scende all’improvviso, mi si precipita addosso. Le montagne innevate che scorgo in breve profilo sono sopraffatte da un’ombra che subito si fa buio fitto, senza barlumi di stelle.

Oggi abbiamo accompagnato Elisa in un ultimo, triste viaggio.

In realtà era già lontana, partita di buon mattino, dopo un ultimo sguardo d’amore a sua madre ed una carezza al suo gattino che l’avrebbe voluta seguire, ma che lei ha fermato davanti a quella porta invalicabile a chi cammina tra i vivi.

Non erano Elisa quella cassa chiara né il grande mazzo di girasoli che cercavano invano di portare luce dove c’era solo buio dolore.

Elisa era allegria, gentilezza di cuore, amore per la vita, la resistenza forte e dolce della lunga battaglia ingaggiata contro un male inesorabile.

Di Elisa ci resta il coraggio che ha donato a piene mani, il ricordo dei giorni e delle notti trascorse con noi nella lotta contro il TAV, l’amore per tutti gli esseri viventi, lo sguardo azzurro che ritroveremo nelle fonti limpide della Clarea

Radici

unnamed-3Stamattina sui monti è apparsa la prima neve. Dietro i tetti d’ardesia del paese vecchio scorgo le creste innevate e il cielo pomeridiano che, dopo la mattina tersa, scolora nel grigio. Una brezza triste scuote le bandiere. Qui, sotto il gazebo, ci si attrezza per il freddo, in previsione di una resistenza che si allunga, ma che non ci spaventa né ci coglierà impreparati.
Da questo popolo buono emerge la gentilezza di chi porta doni e la caparbietà di quanti non si adeguano e non cadranno nello scoramento delle attese interminabili.
I palazzi del potere nulla sanno della lotta umile e tenace per l’esistenza quotidiana, né conoscono la vita insopprimibile delle radici che sopravvivono al tempo e ai disastri, pronte a ridare germogli e frutti nella primavera che verrà.