Nel giorno dell’arresto

14956644_200571183717561_5990941827134292960_nQuanto tempo è passato da quando i Padri costituenti, ancora animati dal vento di Liberazione che spazzò via il nazifascismo e accese nuove, ahimè disattese speranze, dichiaravano che

«La resistenza, individuale e collettiva, agli atti dei pubblici poteri che violino le libertà fondamentali e i diritti garantiti dalla presente Costituzione, è diritto e dovere di ogni cittadino».

Quei diritti, quei doveri, per noi, per me, non sono un semplice slogan, ma ispirazione di vita e di azione.

Dalla prima misura cautelare inflittami, l’obbligo di firma, sono passati ormai quattro mesi. Ora, attraverso i successivi aggravamenti, sono giunta agli arresti domiciliari, che non sto rispettando.

Continuo la mia consapevole, condivisa, felice evasione contro provvedimenti preventivi che sono più che mai strumento di intimidazione, tentativo di minare una lotta giusta e collettiva, per questo irriducibile.

Evidentemente, il mio gesto di ribellione, che sono determinata a portare avanti fino in fondo, ha rotto lo schema di repressione che umilia le persone e le rende subalterne alle decisioni vendicative dei tribunali. La palese difficoltà del tribunale di Torino ad applicare quella che chiamano “l’obbligatorietà dell’azione penale” di fronte al mio pubblico e rivendicato “reato” di evasione è il maggior riconoscimento della forza di popolo che mi sostiene e insieme un messaggio attivo di fiducia e incoraggiamento per quanti subiscono arbitrii giudiziari che sembrano incontrastabili.

Un’evasione che vuole essere nuova tappa della lunga resistenza collettiva praticata dal movimento NO TAV contro i grandi, sporchi interessi del partito trasversale degli affari.

In questo monhqdefault-1-225x145do dove il dominio dei più forti sui più deboli si fa guerra, razzismo, sfruttamento, devastazione sociale e ambientale, gravissima emergenza democratica contro chi non si adegua, si aprono tribunali e carceri.

Oggi, nel vostro Palazzo, per l’ennesima volta, si processano, insieme ai cinquantatre compagni imputati, la Libera Repubblica della Maddalena e tutto il popolo NO TAV.

Anch’io sono parte di questo popolo, perciò sono qui, a testimoniare, come ho sempre fatto, complicità a compagne e compagni

Ho vissuto le giornate intense della Libera Repubblica, in cui si rafforzarono le radici della liberazione di Venaus e sperimentammo l’utopia realizzabile del ricevere da ognuno secondo le sue possibilità e del dare ad ognuno secondo i suoi bisogni.

Ero sulla barricata Stalingrado il 27 giugno 2011, a praticare la resistenza popolare contro gli armati e le ruspe giunte a sgomberarci. Ho visto e subìto la violenza poliziesca. Ho percorso i sentieri della Clarea il 3 luglio. Ho praticato l’assedio collettivo al cantiere; con donne, uomini, anziani e bambini ho respirato le migliaia di lacrimogeni lanciati quel14947716_1321976101170383_2060193089082302798_n giorno.

Il ricordo e l’indignazione per tanta ingiustizia sono, insieme alle ragioni della opposizione comune cont ro le grandi male opere e il modello di vita e di sviluppo che le genera, alimento potente di una lotta che dura, si rafforza, si allarga e vincerà.

Non sono qui per costituirmi o per fiducia nella vostra giustizia: sarà la storia che ci assolverà.

Torino, 3 novembre 2016 Nicoletta Dosio

“C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d’antico….”

Dopo leunnamed-5 malinconiche giornate di pioggia, oggi è ricomparso l’autunno in tutto il suo splendore, quasi un dono di struggente bellezza prima dell’addio: dietro le antiche mura si affaccia un cielo terso che sa di primavera, scintillano montagne di roccia grigia con bagliori di metallo e, più in basso, squilla il rosso dei ciliegi selvatici, il giallo dei larici.
La prospettiva manca, interrotta dai tetti d’ardesia che circondano la mia attuale dimora , ma immagino le pendici di castagni e roverella giù giù fino alle frazioni e poi, più in basso, la mia casa, con i festoni di vite vergine che invadono la facciata, i cedri ed i due tigli quasi centenari (ai loro piedi comincia ad infittirsi il tappeto di foglie cadute).
Dietro casa, il prato verde e ruggine marezzato dal viola e dal rosa delle settembrine, dove pascolano tranquillamente l’asinella Dorothy, i capretti Yuri e Theo, la capra Stella dalle lunghe corna di stambecco. Al cancello, Argo accorre ad ogni voce, al più piccolo rumore; At si affaccia al balcone; le micie e il piccolo Tito occhieggiano dalle cataste di legna o sonnecchiano nel tepore di questo dolcissimo ottobre; Alì, trascinandosi appresso l’ala spezzata, becchetta nella grande voliera, Si stanno abituando alla mia assenza, ma, quando tornerò, sarà festa grande.
Anche la condizione d’evasa è desiderabile, non fa male, quando si è forti di buone ragioni e si hanno cose da amare e da ricordare.

Un mese da evasa.

admin-ajaxDa ormai un mese ho lasciato la mia casa, i miei animali, le piante che crescono
selvagge sui miei balconi, i grandi cedri pieni di nidi. Da un mese non rivedo la stanzetta quieta che custodisce libri e ricordi di settant’anni.

Da un mese me ne sono andata, in opposizione all’arbitrio degli arresti domiciliari “cautelari” che avrebbero voluto trasformare i luoghi e gli affetti della mia vita in carcere e fare di me l’obbediente, collaborante carceriera di me stessa.

Me ne sono andata perché amo e difendo la quotidianità dell’esistere, lo sfaccendare sereno nelle mie stanze, le creature che mi sono dolci compagne, le conversazioni quiete con gli amici.

Ora vivo altrove, non mi nascondo, ho pronte le mie cose per ogni ulteriore evenienza; le donne, gli uomini, i bambini del movimento sono con me ad allietare ed a proteggere le mie giornate.

E’ proprio questa socialità buona e fraterna a mettere in difficoltà un potere tanto arrogante quanto vile, il quale controlla quotidianamente la mia casa, si imbatte continuamente nei luoghi e nei momenti della mia evasione, ma non ha il coraggio di fermarmi, di affrontare la forza di un popolo che difende, con testarda mitezza e dissacrante ironia, il diritto ad un futuro più giusto e più vivibile per tutti.

Da oggi ho deciso di riconquistarmi la piena agibilità: anche se a casa non torno (lo farò quando quest’avventura sarà pienamente finita), riprendo in totale libertà la partecipazione ai viaggi per raccontare la lotta NO TAV ormai trentennale ed approfondirne i legami; tante realtà ci attendono per conoscere, esprimere solidarietà, organizzare una resistenza che non può più attendere.

E voglio tornare in Clarea, percorrere il sentiero tra i boschi autunnali, respirare emozioni e ricordi, riprovare la indignazione dell’arrivo al cantiere, la rabbia lucidissima che si fa lotta, volontà di liberazione, progetto di un futuro in cui ogni essere vivente possa davvero dare secondo le proprie possibilità e ricevere secondo i propri bisogni.