Oggi, al tribunale di Torino, per rivendicare l’evasione felice.

«La resistenunnamedza, individuale e collettiva agli atti dei pubblici poteri che violino le libertà fondamentali e i diritti garantiti dalla presente Costituzione, è diritto e dovere di ogni cittadino». (Articolo proposto per la Costituzione della Repubblica Italiana del 1948 e non recepito)

Oggi, in quest’aula, rivendico – accanto al diritto di resistenza contro le grandi male opere ed il modello di vita e di società ad esse connesso – la mia evasione e la mia concreta, consapevole opposizione alle misure cautelari inflittemi, via via aggravate dal tribunale di Torino.

Mio intendimento è di denunciare e di oppormi a tali misure, per me e per tutti coloro che, nel movimento NO TAV e in tante altre realtà di lotta allo stato di cose presente, si vedono quotidianamente comminare, dalle procure e dai tribunali, provvedimenti arbitrari e vendicativi.

Anche in questo il movimento NO TAV ha fatto scuola e le pratiche repressive nei suoi confronti si sono rivelate sperimentazione da applicare puntualmente là dove il partito trasversale degli affari e della guerra sente messo in discussione il proprio dominio.

Le misure cosiddette cautelari sono state e sono usate a piene mani e in modo esplicito, quale arma di repressione per criminalizzare il dissenso e negare la libertà di pensiero e di espressione; un avvertimento che la giustizia non è uguale per tutti.

La lodownload-1ro stessa natura di pene inflitte preventivamente, senza un regolare processo, con ampi margini di discrezionalità, le mette a nudo come strumento di giudizio etico-politico volto a colpire ciò che si è, più che ciò che si fa.

I risultati sono riscontrabili costantemente nella storia dei processi contro i militanti NO TAV: mesi di carcere preventivo e domiciliari che, a seguito di regolare processo, si sono tradotti in condanne di pochi mesi con sospensione condizionale della pena; sentenze che non bastano però a cancellare le umiliazioni, la perdita della libertà, la quotidianità negata, la vita messa in manette.

Per quanto mi riguarda, ho fatto convintamente questa scelta di lotta ed intendo portarla fino in fondo. Dichiaro fin da ora che, qualunque sarà il giudizio di questo tribunale nei miei confronti, continuerò a disobbedire, ad oppormi senza mediazioni, con gioia, sostenuta dall’abbraccio fraterno del popolo NO TAV e di quanti non hanno mandato all’ammasso la ragione, il cuore, la dignità. Lo farò per dovere e per affetto nei confronti di chi, come Luca e Giuliano, a differenza mia, per lo stesso mio reato, ha subito il carcere. Lo farò anche per complicità con Jacopo, Eddy e tutti coloro che sono sottoposti ai domiciliari o a qualsiasi altra misura restrittiva.

Coalbrecht-duerer-piccolo-gufome per il gufo di Durer, “il nostro solo crimine è di veder chiaro nella notte”.

Verità perfettamente adattabile al mondo che non si adegua a vivere immobile e sottomesso, in questa notte profonda che cancella diritti, democrazia formale e sostanziale, responsabilità verso il futuro.

Contro il buio mortifero delle casseforti, dei tunnel e delle prigioni noi vediamo chiaro e continuiamo a lottare perché si faccia giorno, sicuri dell’alba che verrà.

Bussoleno, 23 novembre 2016

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++ Convalidato arresto della pasionaria dei No Tav ++
Nicoletta Dosio

A volte succede….

15042065_206491616458851_8213212284490750370_oA volte succede che i formalismi istituzionali siano spazzati via dall’emozione di un sentimento che nasce e cresce all’improvviso, fatto di dignità, di indignazione per l’ingiustizia, di magnifica, sorprendente, consapevole consonanza con un sentire condiviso che diventa commozione, forza collettiva, testimonianza di verità, anelito di liberazione.
Era questo il clima che si respirava al teatro Don Bunino di Bussoleno, gremito ad accogliere ed ascoltare il Sindaco di Napoli Luigi De Magistris.
Nelle sue parole viveva una città nobile e povera, testardamente determinata a ricostruirsi, con le napoli-caffe-sospeso-bar-gambrinus-2-1antiche vie del centro storico, i rioni di cui ci parlano il teatro di Eduardo e le opere di Matilde Serao, l’affettuosa ironia del principe De Curtis, i babà a foggia di Vesuvio e la genialmente generosa consuetudine del “caffè sospeso”, gli inquietanti luoghi di detenzione ora occupati e trasformati in cuori pulsanti dei quartieri, le periferie degradate che chiedono riscatto. Napoli bella e struggente che ti si annida in cuore come un amore che più non ti abbandona.
Ad accoglierlo erano presenti, i Sindaci della Valle, ma c’era prima di tutto il popolo No TAV che nel pomeriggio lo aveva accompagnato in Clarea, al Campo della memoria con vista sullo scempio del cantiere.
centri-socialiDe Magistris ha raccontato l’esperienza difficile e coraggiosa di un sindaco che ama, riamato, la propria città e che per essa lotta, cozzando continuamente contro i poteri forti.
Storie di una battaglia testarda e faticosa: la ripubblicizzazione dell’acquedotto comunale, il NO all’applicazione del patto di stabilità; l’ardua gestione del problema rifiuti, il braccio di ferro contro il governo per il risanamento dell’area industriale di Bagnoli, luogo dove si continua a morire per i veleni dell’ex Ilva e dell’ex Eternit; l’affidamento degli immobili occupati ai giovani dei centri sociali occupanti, il loro riconoscimento come ex-asilo-filangieri-occupato-napoli-9-752036portatori di bene comune, «capaci di generare capitale sociale, manifestatisi come fattori di aggregazione, capaci di promuovere comportamenti di cittadinanza attiva, generatori di sistemi di autogoverno ed autoregolazione ispirati alla libertà di accesso e di partecipazione e comunque al sistema di valori sanciti e tutelati dalla Costituzione della Repubblica italiana»; l’appello all’accoglienza di quanti, in fuga dalla fame e dalle guerre volute dal Nord del mondo, vanno a cozzare e a morire contro le barriere invalicabili di quello stesso sistema guerrafondaio che li affama e li devasta; la chiamata alla partecipazione popolare e l’elogio della sua città, della povera gente che non teme di affrontare ancora sacrifici perché comprende e condivide il percorso difficile, ma concreto, di liberazione.
14990954_10210124773383082_7149064137201142247_oLe parole del Sindaco di Napoli e della giovanissima consigliera Comunale Eleonora De
Majo hanno entusiasmato e commosso le donne e gli uomini del movimento NO TAV: occhi lucidi, lunghi applausi a sottolineare i riferimenti alla lotta popolare contro le grandi male opere e la repressione che le accompagna.
Emozione e condivisione (con un’unica imbarazzata eccezione) anche da parte dei sindaci presenti, circa la nec
essità del NO sociale in difesa della Costituzione nata dall’antifascismo e dalla Resistenza, mai veramente realizzata ed ora più che mai sotto attacco da parte di un governo espressione del partito trasversale degli affari e della guerra.
15000134_206491706458842_6600521241202628912_oL’assemblea si è conclusa con un “gemellaggio di lotta”, sottolineato dalla Sindaca
Loredana Bellone con la consegna al Sindaco De Magistris di una maglietta e di una felpa NO TAV dei Pintoni attivi, irriducibili sentinelle della Clarea.
Una serata la quale, nella profonda silenziosa notte che mi avvolge, è già ricordo, ma ricordo fraterno, capace di consolazione.
Penso a Leopardi, per cui Napoli fu l’ultima dimora e gli ispirò la sua lirica più forte, bella e solidale, La ginestra

ginestre-vesuvio-vulcanosolfatara“Or tutto intorno una ruina involve,
dove tu siedi, o fior gentile, e quasi
i danni altrui commiserando, al cielo
di dolcissimo odor mandi un profumo,
che il deserto consola……….”

Con Tepepa

img_bigTepepa, ovvero Ennio Sinigaglia. L’ho conosciuto qualche tempo fa, alla Credenza, dove si proiettava un video sulla sua vita. Rapinatore gentiluomo, aveva scontato anni e anni di carcere. Mi aveva colpita la sua figura di ultrasettantenne, con una vivacità, un’ironia ed un bagaglio di sogni che il carcere non era riuscito a cancellare.

Ho sentito riparlare di lui alcuni mesi fa, una breve notizia in cronaca, che diceva pressappoco così: “ex rapinatore di 79 anni evade dai domiciliari per andare a riscuotere la pensione; ripreso, processato per direttissima e riportato ai domiciliari con dose di detenzione rincarata”.

Oggi mi arrivano nuovamente sue notizie: “nuovi guai per nonno Tepepa”. Fermato dai carabinieri per evasione, nel bar sotto casa, dove era sceso a prendere un caffè, viene processato per direttissima e portato in carcere.

Dalla mia felipersone_testimonianze_poesiece, continuata evasione, in attesa del processo che mi è stato fissato per il 23 novembre, protetta dall’abbraccio del movimento NO TAV e dal consenso popolare che va ben oltre la Valle di Susa, non posso non provare solidarietà per Tepepa e non sentirmi, mio malgrado, privilegiata: evidentemente a pesare sul nostro destino non sono i fatti specifici, ma le nostre storie.

No, non mi piace la giustizia che è debole coi forti e forte coi deboli.

Davvero, più che mai, tribunali e carceri svolgono una sola funzione: quella del controllo sociale.

Se penso ai tanti Tepepa chiusi in quelle fortezzeuccelli1
di arbitrio e di repressione, mi invadono rabbia e tristezza.

Quante e quanti vorrei liberi questa sera, per essere nuovamente felice!