Fogli di diario – Gennaio 2020

Sopra la prigione è spuntata la luna.
L’ho vista all’improvviso affacciarsi tra le sbarre, il grande volto triste reclinato a guardare questo mondo in catene.
Alla sua luce, la notte si dilata, sembra annullare i blocchi carcerari che restano immobili e silenziosi, acquattati nell’ombra.
Dal corridoio della sezione mi giungono scampoli di conversazioni: in questi momenti che precedono la chiusura dei blindi anche la non-vita di questo non-luogo assume i suoni e le parvenze di una qualche quotidianità domestica, prima del sonno.
Fra poco il corridoio su cui si affacciano le celle sarà uno spazio vuoto e muto, percorso solo dal passo cadenzato delle vigilanti.
………….
La luna è già alta in cielo, sta per scomparire oltre il cornicione….
Ora di lei resta un alone argenteo, presto sommerso dal fascio freddo dei riflettori che scrutano perennemente le tenebre.
Immagino il suo lento andare lungo la mia valle, sui boschi della Clarea: nelle notti di plenilunio i sentieri verso il cantiere sono così chiari, che si possono percorrere senza l’aiuto di luci artificiali.
Quanti passi insieme, giorno e notte, verso gli appuntamenti della nostra lotta…quanti brindisi di Capodanno davanti alle reti…
……….
La malinconia alimenta la memoria e mi riporta al 2011, il primo di quei capodanni.
Ci preparavamo a contrastare la cementificazione della piccola valle immersa tra acque e foreste e, con mesi di lavoro, avevamo costruito la minuscola baita in pietra che, in quell’anno, sarebbe diventata, oltre che presidio NO TAV permanente e attivo contro le devastazioni del cantiere annunciato, luogo di accoglienza spontanea per i viandanti diretti, attraverso la via Francigena, verso Santiago di Compostela (il timbrino NO TAV era utilizzato come annullo irrituale per i tanti che ci chiedevano un segno del loro passaggio sulla strada dei pellegrini).
Nel capodanno 2011 c’era la neve alta in Clarea e fu faticoso raggiungere la baita.
Ma ricordo con emozione l’incanto di quel silenzio così profondo che si potevano percepire i rumori minimi del bosco, lo sgrondare di un ramo, un passo furtivo di animale, un frullo d’ali.
E sopra di noi si dispiegava la meraviglia di un cielo dove camminavano le costellazioni, così splendenti e vicine da regalare l’illusione di poterle toccare.
…………..
Ora la nostra baita è prigioniera anch’essa, dentro le mura del cantiere, tra macerie e matasse di filo spinato, col tetto che va sfaldandosi e i vetri rotti.
Né ci sono più, a proteggerla, i castagni centenari, sradicati per far posto al cemento, ai detriti velenosi di amianto e uranio.
E la notte favolosa è diventata giorno artificiale in una ridda di torri faro e di accecanti riflettori.

Ma la luna, nel suo eterno andare, continua a percorrere quei luoghi, proteggendo, con la sua luce, la nostra irriducibile resistenza.

Fogli di diario – Sabato 11 gennaio 2020

Oggi la mia Valle è a Torino, in manifestazione per noi prigionieri, per le migliaia di indagati e processati, per quanti sono già passati dentro queste celle, dietro le sbarre del non-luogo dove ora vivo.
E’ la prima manifestazione NO TAV a cui non prendo parte di persona, ma solo con la forza dell’immaginazione che nasce dai ricordi.
Probabilmente, a sfilare, ci sarà la mia sagoma di cartone, preparata dai compagni romani ai tempi della mia “evasione” (che giorni gioiosi e ironici furono quelli, pieni di incontri e di avventura, di assemblee e di viaggi in ogni parte del paese….).
Sono rimasta in cella a scrivere, a pensare. In questo pomeriggio di sole la sezione sembra disabitata. Le mie compagne sono scese all’aria: come resistere ad uno scampolo di sole e di cielo azzurro, anche se intravisto in alto, sopra i muri?
Mi giungono attutite le voci dalle prime celle, quelle di isolamento e, dalla rotonda, le chiacchiere delle guardiane.
Anche i cortili che portano verso l’esterno conoscono il vuoto del sabato e dei giorni festivi: niente furgoni, gruppi di parenti avviati al padiglione colloqui, niente andirivieni di figure in divisa, solo un grosso gatto grigio steso ai piedi di un muro, a prendere il sole. A un certo punto compare un’ambulanza che si avvia lentamente verso i blocchi di uscita….
A tenermi compagnia ci sono i passeri: si sono accorti di me seduta alla finestra ed arrivano a sbirciare furtivi, attraverso le maglie della rete, sicuri di trovare le immancabili molliche.
Intorno pesa un senso di ineluttabile costrizione, eppure non sono triste, perché so di fare la cosa giusta e di avere con me l’amore e la condivisione di tutto un popolo….
Tuttavia com’è lontana la casa un po’ caotica ma mia, la stanzetta sui tetti, piena di libri e di ricordi…
E Luna, Tito, Ninetta, Lindo… e gli altri mici senza nome che, di buon mattino arrivano al mio balcone dove troveranno, come sempre, un po’ di cibo.
L’asinella Dorothy e il capretto Juri saranno alla staccionata in attesa di fieno e carote. E il fedele Argo continuerà ad aspettare, al cancello, il mio ritorno ( non dimentico quel suo sguardo smarrito e il suo seguirmi passo a passo, la sera del mio arresto)….
La mia cella si affolla di infinite presenze, persone, animali, i vivi e quelli persi per sempre…
Accendo la TV per vedere l’ora. Le quattordici.
A qualche chilometro da qui, nel centro cittadino, starà partendo il corteo. …musica…parole…bandiere al vento…
Con l’arroganza consueta, le “forze dell’ordine” avranno stretto un cordone sanitario intorno a uomini, donne, bambini, perché il contagio della dignità e della ribellione non possa allargarsi, divenire tempesta.
Eccomi con voi, sorelle e fratelli di lotta e di vita… Anch’io, come sempre, sto camminando dietro lo striscione…..si alzano gli slogan….dal furgone arriva l’onda della musica che parla di dolce, autentica ribellione…. “Si parte e si torna insieme”… “I popoli in rivolta scrivono la storia, NO TAV fino alla vittoria!”…
Anche questo è la felicità.

Nicoletta

Al Movimento NO TAV

Care, cari,
oggi vorrei essere materialmente con voi alla prima assemblea NO TAV dopo mesi di forzato generale isolamento, ma il mio isolamento continua. In ogni caso, col pensiero sono presente e voglio farvi giungere almeno queste poche parole, per dirvi quanto siano stati preziosi per me i vostri messaggi che mi arrivavano in carcere attraverso gli scritti e le notizie portate da Silvano e dai nostri compagni avvocati. Erano un antidoto a mura, blindi, cancelli, che possono imprigionare il corpo, ma non la libertà di pensare, ricordare, progettare. Mi sentivo protetta dal vostro affetto e sostenuta dalle tante iniziative che avete messo in campo.
Il carcere è più invivibile per chi non ha nessuno fuori ad aspettarlo ed a pensare a lui; voglio perciò abbracciare e ringraziare particolarmente le mie sorelle NO TAV che si sono organizzate per far giungere scritti ed aiuti materiali a quelle altre donne con le quali ho condiviso tre mesi della mia vita e, che, con dolore, ho lasciato dietro le sbarre.
Voglio anche esprimere vicinanza a quanti di voi si sono visti strappare le persone care dall’epidemia: un’intera generazione ci è stata sottratta e con essa la memoria diretta di lotte e di vita dura, affrontata con umile tenacia. E voglio ricordare la compagna Giuseppina Bianchi, sempre presente alle nostre iniziative, insieme ai compagni del Biellese….
Mentre scrivo, ripenso a questi trent’anni in cui il movimento NO TAV è nato e cresciuto ben oltre i confini della Valle.
Ricordo con meraviglia e commozione quel suo prendere corpo e forza giorno dopo giorno, sulla lotta concreta, reinventata ogni momento, capace di aggregare e mettere a frutto storie diverse, fatte di terra, esperienze, saperi, utopie concrete, sul filo di una condivisione non formale che si faceva legame d’ amore tra esseri umani e con la natura.
La libera repubblica della Maddalena è stata forse il punto più alto e sofferto e la commozione di quei giorni ancora dura in noi e ci spinge ad andare avanti
Il passato ci sia talismano per il presente in cui tutto torna e il conflitto col nemico di sempre si avvicina.
Aspetto con impazienza il giorno delle barricate, in cui mi libererò per essere, come sempre, tra di voi. Nicoletta