Oggi ho rivisto Nicoletta e mi ha chiesto di far avere a tutti voi i suoi saluti ed il suo affetto.
Nicoletta sta bene, comincia ad entrare nelle dinamiche
carcerarie e ad interagire con le sue compagne di prigionia. Ha già ricevuto
molti telegrammi ma poche lettere e non risultano ancora pervenute le lettere
che lei ha già spedito.
Ha già avuto modo di sperimentare la durezza del carcere in
cui tutti sono accomunati dalla necessità di sopravvivere ad un sistema volto
alla spersonalizzazione ed alla privazione.
Viene trattata con rispetto in un ambiente in cui però sono
tutti condizionati da una struttura fatiscente e da carenze di ogni genere. Ha
trovato da subito sollievo nella solidarietà delle sue nuove compagne di vita e
negli uccellini che ogni mattina vanno a cibarsi delle briciole che lei lascia
oltre le sbarre della finestra della sua cella all’alba mentre guarda sorgere
il sole. Si è già interessata alla numerosa colonia di gatti che gravita
attorno al carcere ed alla biblioteca della sua sezione. Ribadisce di sentirvi
tutti vicini e vi invita a sostenere le ragioni che hanno determinato la sua
scelta e la lotta di tutti.
I suoi pensieri sono tutti rivolti a voi ed in particolare a
Giorgio, Mattia, Luca e Turi.
Sto bene, sono contenta della scelta che ho fatto perché è il risultato di una causa giusta e bella, la lotta NoTav che è anche la lotta per un modello di società diverso e nasce dalla consapevolezza che quello presente non è l’unico dei mondi possibili.
Sento la solidarietà collettiva e provo di persona cosa sia una famiglia di lotta. L’appoggio e l’affetto che mi avete dimostrato quando sono stata arrestata, e le manifestazioni la cui eco mi è arrivata da lontano, confermano che la scelta è giusta e che potrò portarla fino in fondo con gioia.
Parlo di voi alle altre detenute e ripeto che la solidarietà data a me è per tutte le donne e gli uomini che queste mura insensate rinchiudono.
A questo principio si ispira ormai da trent’anni il movimento NO TAV e,
da sempre, rispondono le lotte sociali e ambientali, in tante parti del
paese e del mondo.
Contro tale resistenza, il sistema ha messo in campo leggi, eserciti, tribunali e carceri.
I territori, le persone, la natura sono più che mai materia bruta di
sfruttamento da parte di un capitale che, nella sua arroganza dimentica
di ogni limite, in nome del profitto infinito, accumula sulla propria
strada morti e rovine, fino a mettere in discussione la sopravvivenza
stessa del Pianeta. Anche in Valle di Susa l’opposizione popolare che,
forte della memoria operaia e resistenziale, ha deciso di dire NO al
TAV, grande, mala, inutile, costosissima opera, e al modello di vita che
la produce, sta pagando tale resistenza ad un prezzo altissimo, a
livello giudiziario, economico, esistenziale, con centinaia di condanne
penali e civili, multe, fogli di via, revoche di permessi,
militarizzazione del territorio. Il tutto con la complicità attiva dei
governi passati e presenti, espressione istituzionale del partito
trasversale degli affari, e con il supporto dei mass media di regime.
Per denunciare tutto questo e per ribadire la dignità di una lotta
collettiva che non si piegherà, ho deciso di non chiedere sconti al
potere invidioso e vendicativo che, con i tre gradi di giudizio dei suoi
tribunali, ha condannato al carcere me e altri undici attivisti, per
“violenza privata e interruzione di pubblico servizio”.
Denuncio
inoltre le storture e l’iniquità di un sistema poliziesco e giudiziario
che, lungi dal garantire I diritti di tutti e soprattutto dei più
deboli, si è piegato ad altri e diversi interessi, rendendosi complice
del tentativo di silenziare con la violenza chi lotta per la giustizia
sociale e ambientale.
Come me, sono state condannate ormai
centinaia di persone e, in particolare, i nostri migliori giovani, che
si sono visti infliggere pene abnormi per aver esercitato un diritto
garantito dalla costituzione: condanne per cui essi oggi rischiano di
perdere il lavoro, il diritto allo studio, la famiglia, la casa, il
futuro.
Erano i primi giorni di marzo 2012, giornate di rabbia e
di mobilitazione: la nostra piccola baita – presidio in Clarea occupata a
suon di manganellate dalle “forze dell’ordine” dopo gli otto mesi di
resistenza che seguirono alla presa della Libera repubblica della
Maddalena e all’occupazione militare del territorio. Luca, uno di noi,
in ospedale a lottare tra la vita e la morte dopo che un poliziotto
l’aveva fatto cadere dal traliccio su cui si era arrampicato per
sfuggire alle botte: Le dichiarazioni provocatorie del governo Monti a
favore del TAV e contro la resistenza di un’intera popolazione al
progetto.
Salimmo in manifestazione sull’autostrada con uno
striscione su cui era scritto “ Oggi paga Monti” ed alzammo le barriere
dei caselli, permettendo la libera circolazione su una delle strutture
autostradali più devastanti e costose d’Italia.
Non me ne pento e
sarei pronta a rifarlo. Non chiedo per me misure alternative al carcere
perché, per ottenerle, dovrei riconoscere il disvalore della mia
condotta: non sono disponibile ed esercito così, ancora una volta, la
mia libertà.
So di avere con me il sostegno delle mie sorelle e
dei miei fratelli di una lotta bella e irriducibile, perché porta nelle
sue mani la memoria del passato, l’indignazione per la precarietà
presente, la necessità di un futuro più giusto e vivibile per tutti.
Se andrò in carcere, non me ne pentirò, perché, come scrisse Rosa
Luxemburg, dalla cella dove scontava la sua ferma opposizione alla
guerra, “ mi sento a casa mia in tutto il mondo, ovunque ci siano nubi, e
uccelli, e lacrime umane”.