Da Palermo giunge la notizia di una nuova strage nelle acque di Lampedusa (vedi l’articolo di Repubblica.it).
Di fronte all’ennesima tragedia del mare emergono ancora una volta, in modo drammatico, tutti i limiti e gli errori delle politiche sull’immigrazione dei Governi europei.
Arriveranno veloci, una dopo l’altra, le dichiarazioni ipocrite di cordoglio e sgomento per le vittime del Mediterraneo da parte dei vertici istituzionali italiani ed europei, ma saranno parole vuote e prive di conseguenze, come sempre. Perchè nessuno fra i nostri governanti ha veramente intenzione di cancellare le misure repressive e discriminatorie che da decenni provocano drammi e sofferenze.
L’unica alternativa a questa continua ecatombe è una riforma radicale delle politiche europee dell’immigrazione.
E’ urgente abbattere i muri della “Fortezza Europa”, che alimenta forme di discriminazione, razzismo e xenofobia.
Bisogna garantire i diritti umani dei migranti, migliorare le pratiche di accoglienza e favorire l’integrazione estendendo i diritti di cittadinanza. E’ urgente semplificare le procedure del diritto di asilo per chi fugge da guerre e calamità, e soprattutto attuare misure concrete per la salvaguardia dei migranti, che sono costretti ad affrontare viaggi in cui la loro stessa vita è messa a rischio.
Per una svolta di questo tipo è necessario un grande investimento di risorse e non può essere lasciata ai singoli Paesi mediterranei, ma può avere successo solo se ottenuta con uno sforzo comune collettivo europeo.
L’Europa, che garantisce il diritto di movimento alle merci e ai capitali non può continuare a negarlo alle persone, vittime delle sue stesse guerre e del suo sfruttamento; quegli uomini, donne e bambini del sud del mondo che cercano rifugio, protezione e lavoro e che si avvicinano all’Europa in cerca della speranza di una vita migliore.