La repressione picchia duro anche nei confronti del Movimento NO TAV Terzo Valico. Non è una novità: gia in passato compagne e compagni sono stati colpiti da denunce, obblighi di dimora, intimidazioni per la solidarietà espressa alla Valle di Susa e per le manifestazioni contro la devastazione sui territori della loro vita. Ora gli ennesimi provvedimenti repressivi stanno arrivando, in riferimento alle più recenti manifestazioni di Pozzolo Formigaro ed Arquata: nuove denunce, fogli di via e una richiesta danni per un milione e mezzo di euro.
Ad Arquata c’ero anch’io ed ho vissuto la partecipazione popolare, serena, ironica e determinata. Sono andata oltre le reti, fino alle rovine di una casa abbattuta, circondata dai mozziconi di quelli che furono ciliegi splendenti di fiori in primavera, generosi di frutti nell’estate, solerti nell’offrire rifugio ai nidi e bellezza agli sguardi non indifferenti.
Anche per questi territori il TAV è un incubo di malattia e di morte.
Partendo da Genova fino ad Arquata, già si incontrano i primi segni della rapina chiamata Terzo Valico: le case di Isoverde abbattute per far posto alle strade dei costruendi cantieri; abitazioni svuotate e boschi distrutti a Trasta e a Campomorone (ah quell’ultimo abitante di uno scampolo d’orto, lo sparuto micino cui qualcuno ha dato nome Valico!); la lebbra che divora stradine, coltivi e uliveti, corrodendo spazio vitale ai declivi verso l’Alessandrino.
Neppure le memorie del passato sono salve dall’ aggressione che avanza: l’antica città di Libarna e gli insediamenti artigianali dei suoi dintorni, protetti attraverso i secoli nel ventre della madre terra e ritornati alla luce durante l’impianto dei cantieri, non sono stati ritenuti motivi sufficienti per fermare il disastro.
E che dire della zona del Tortonese, dove regna l’impero dei Gavio? Gavio è autostrade, poli logistici, cave che si allargano per chilometri a interrare veleni e smangiare suoli ; e un mare di terre ancora coltivate, ma di cui è previsto l’utilizzo come cave e discariche per i materiali di risulta del Terzo Valico.
Contro chi non si rassegna e non si arrende ai grandi, sporchi interessi si alza , come sempre, la repressione. Le Procure, cieche davanti agli omicidi “bianchi” nei cantieri, alle malattie da inquinanti, alla riduzione in schiavitù dei lavoratori migranti nelle campagne, alle mafie che si chiamano Grandi Opere, intervengono con pugno d’acciaio per cercar di fermare chi ha scelto di non adeguarsi, di non vendersi, dunque di lottare.
Care compagne e compagni, non siete soli, con voi sono le ragioni di un presente vivibile e di un futuro più giusto e felice per tutti. Vi giunga la solidarietà totale della Valle di Susa che resiste. Siamo con voi e lo saremo sempre!