Riparto. Questa volta la destinazione è Aosta, sono le piazze nelle quali con uno sforzo epico, ci si batte per raccogliere le tremila firme che una legge elettorale discriminatoria impone come quota minima alle piccole regioni (la Valle d’Aosta ha 120 mila abitanti e 90 mila elettori), per poter presentare una lista di candidature. Tutto ciò, se non si hanno “santi in paradiso”, ossia gruppi politici presenti in parlamento cui appoggiarsi.
La Lista Tsipras ha fatto una scelta coraggiosa, coerente con la volontà di partecipazione popolare e di lotta dal basso. E’ iniziata così una corsa contro il tempo: se la Valle d’Aosta non arrivasse a quota tremila, salterebbe tutto il Collegio Nord.Ovest cui appartiene.
Ma questo impegno va ben oltre la competizione elettorale ed è percepito, dai tantissimi compagni che giungono a dare una mano da tutt’Italia, come una sfida contro il pensiero unico, un salutare bagno di energia che scioglie il gelo della sconfitta subita come ineluttabile ed interiorizzata come definitiva.
Ai banchetti delle firme il clima è euforico: ciò che, quindici giorni, fa sembrava impossibile, sta per avverarsi; chi rifiutava i volantini e si allontanava diffidente, ora torna spontaneamente a firmare.
Le tremila firme sono vicine. Il gruppo è lanciatissimo e plurale: gli attivisti dei comitati contro il pirogassificatore e per l’acqua pubblica, i comitati pendolari della tratta ferroviaria Torino-Aosta ancora a binario unico e ad orario incerto, accanto agli operai dell’interland milanese condannato all’Expo, “tutti in mobilità, quindi – scherzano – con pochi soldi, ma tanto tempo a disposizione”. E c’è il giovane lavoratore da Grenoble, figlio di immigrati italiani, venuto a condividere l’impresa collettiva, per affetto e nostalgia delle proprie radici.
Si ritrovano vecchi compagni se ne conoscono di nuovi; si scherza e si discute; sono presenti intere famiglie; intorno ai tavoli giocano cuccioli e bambini.
In omaggio alla “Valle che resiste contro il Tav e le grandi male opere” è stato organizzato l’incontro tra le due Valli, con aperi-dibattito musicale presso la Vinerita. Parole, musica, buon vino e tante canzoni, improvvisamente vive, attuali, cantate con gioioso orgoglio, quasi a scrollarsi di dosso la cenere del tempo, perché “…le idee di rivolta non sono mai morte”.
Si è fatto tardi. Attraverso i vicoli della città medioevale, torniamo alla pensioncina che ci ospiterà per la notte. Domani sarà una giornata impegnativa.Ed ecco giunta la domenica. Ad Aosta proseguono i banchetti-firme e gli incontri in piazza. Oggi arriva Moni Ovadia. Con lui e con il giovane candidato locale Andrea Padovani saremo nella piazza del Municipio per intercettare la passeggiata pomeridiana.
Lascio di buon mattino la casa che mi ha ospitata, salutata dalle fusa di due gatti che incontro nel cortiletto interno, tra vasi fioriti e decorazioni pasquali.
Fuori, la città della domenica mattina ha pochi passanti, che aumentano in centro dove sorge la zona archeologica e si aprono botteghe artigianali e gastronomie di prodotti locali.
Per strada incontriamo Rosa che di questa titanica impresa è stata l’anima, capace di risvegliare i dormienti, incoraggiare gli esitanti, rincuorare i rinunciatari; Rosa gentile, tenace e allegra. L’appuntamento è ad un circolo culturale, l’Espace Populaire, per il pranzo condiviso; dopo, ci muoveremo insieme verso il centro.. Moni Ovadia, grande affabulatore, comincia a raccontare e rende omaggio alle lotte, anche alla nostra contro il TAV, per la quale nutre grande ammirazione.Ed eccoci in piazza per l’ultimo sprint. Si alternano gli interventi al microfono, i volantini raggiungono tutti, proprio tutti, anche gli anziani seduti negli angoli remoti della piazza. Ad applaudire Ovadia si è radunata una piccola folla che si fa fotografare con lui e chiede autografi. Intanto il numero delle firme sale, la vetta si fa sempre più vicina.
Quando ci lasciamo è sera; sono abbracci fraterni, saluti non convenzionali, con la promessa di ritrovarci presto. Molti ci annunciano visite al cantiere del TAV, presenza alle manifestazioni.
Il buio ci coglie sulla via del ritorno, si inerpica dal fondovalle verso i pascoli, le vigne alte, i castelli che dominano i costoni a presidiare i valichi.
Lungo le pendici dei monti, tra case sparse e piccole frazioni, si accendono i lumi, dal fiume salgono ondate di nebbia e di malinconia.
Ma l’alba non è molto lontana. Domani sarà una giornata di sole.
La Lista Tsipras ha fatto una scelta coraggiosa, coerente con la volontà di partecipazione popolare e di lotta dal basso. E’ iniziata così una corsa contro il tempo: se la Valle d’Aosta non arrivasse a quota tremila, salterebbe tutto il Collegio Nord.Ovest cui appartiene.
Ma questo impegno va ben oltre la competizione elettorale ed è percepito, dai tantissimi compagni che giungono a dare una mano da tutt’Italia, come una sfida contro il pensiero unico, un salutare bagno di energia che scioglie il gelo della sconfitta subita come ineluttabile ed interiorizzata come definitiva.
Ai banchetti delle firme il clima è euforico: ciò che, quindici giorni, fa sembrava impossibile, sta per avverarsi; chi rifiutava i volantini e si allontanava diffidente, ora torna spontaneamente a firmare.
Le tremila firme sono vicine. Il gruppo è lanciatissimo e plurale: gli attivisti dei comitati contro il pirogassificatore e per l’acqua pubblica, i comitati pendolari della tratta ferroviaria Torino-Aosta ancora a binario unico e ad orario incerto, accanto agli operai dell’interland milanese condannato all’Expo, “tutti in mobilità, quindi – scherzano – con pochi soldi, ma tanto tempo a disposizione”. E c’è il giovane lavoratore da Grenoble, figlio di immigrati italiani, venuto a condividere l’impresa collettiva, per affetto e nostalgia delle proprie radici.
Si ritrovano vecchi compagni se ne conoscono di nuovi; si scherza e si discute; sono presenti intere famiglie; intorno ai tavoli giocano cuccioli e bambini.
In omaggio alla “Valle che resiste contro il Tav e le grandi male opere” è stato organizzato l’incontro tra le due Valli, con aperi-dibattito musicale presso la Vinerita. Parole, musica, buon vino e tante canzoni, improvvisamente vive, attuali, cantate con gioioso orgoglio, quasi a scrollarsi di dosso la cenere del tempo, perché “…le idee di rivolta non sono mai morte”.
Si è fatto tardi. Attraverso i vicoli della città medioevale, torniamo alla pensioncina che ci ospiterà per la notte. Domani sarà una giornata impegnativa.Ed ecco giunta la domenica. Ad Aosta proseguono i banchetti-firme e gli incontri in piazza. Oggi arriva Moni Ovadia. Con lui e con il giovane candidato locale Andrea Padovani saremo nella piazza del Municipio per intercettare la passeggiata pomeridiana.
Lascio di buon mattino la casa che mi ha ospitata, salutata dalle fusa di due gatti che incontro nel cortiletto interno, tra vasi fioriti e decorazioni pasquali.
Fuori, la città della domenica mattina ha pochi passanti, che aumentano in centro dove sorge la zona archeologica e si aprono botteghe artigianali e gastronomie di prodotti locali.
Per strada incontriamo Rosa che di questa titanica impresa è stata l’anima, capace di risvegliare i dormienti, incoraggiare gli esitanti, rincuorare i rinunciatari; Rosa gentile, tenace e allegra. L’appuntamento è ad un circolo culturale, l’Espace Populaire, per il pranzo condiviso; dopo, ci muoveremo insieme verso il centro.. Moni Ovadia, grande affabulatore, comincia a raccontare e rende omaggio alle lotte, anche alla nostra contro il TAV, per la quale nutre grande ammirazione.Ed eccoci in piazza per l’ultimo sprint. Si alternano gli interventi al microfono, i volantini raggiungono tutti, proprio tutti, anche gli anziani seduti negli angoli remoti della piazza. Ad applaudire Ovadia si è radunata una piccola folla che si fa fotografare con lui e chiede autografi. Intanto il numero delle firme sale, la vetta si fa sempre più vicina.
Quando ci lasciamo è sera; sono abbracci fraterni, saluti non convenzionali, con la promessa di ritrovarci presto. Molti ci annunciano visite al cantiere del TAV, presenza alle manifestazioni.
Il buio ci coglie sulla via del ritorno, si inerpica dal fondovalle verso i pascoli, le vigne alte, i castelli che dominano i costoni a presidiare i valichi.
Lungo le pendici dei monti, tra case sparse e piccole frazioni, si accendono i lumi, dal fiume salgono ondate di nebbia e di malinconia.
Ma l’alba non è molto lontana. Domani sarà una giornata di sole.