Oltre la mia finestra

Oltre la mia finestra, nel breve orizzonte del cortile,una macchia sul muro.
Il muro ridipinto di fresco è di un giallo solare, luminoso. Ma ad un tratto è ricomparsa una vecchleonardo-figure-fantastiche-draghi-particolare1 (1)ia spellatura, quasi un castone nella compattezza dell’intonaco.
Non è una macchia qualsiasi: a guardarla con attenzione, appare la sagoma di un piccolo cane, un barboncino con tanto di ciuffetto ed orecchie pendule che a tratti sembra ammiccare con occhio arguto.
Guardo e mi sento risucchiata indietro, ad altri tempi, ad altri cortili.
Era grigio il cortile della mia infanzia, incassato tra muraglie; sua unica non trascurabile ricchezza una grande pianta di cachi che in autunno stendeva sul ciottolato un tappeto rosso di foglie e d’inverno alzava al cielo la meraviglia dei suoi frutti d’oro.
Ma per il mio fantasticare quelle pareti senza prospettive, coperte di grandi macchie di umidità, diventavano un libro di avventure, una mondo di presenze misteriose, sulle quali dominava, solenne ed enigmatico, il profilo di un leone.
Ora quel cortile non esiste più, cancellato da una ristrutturazione spietata che ha raso al suolo i vecchi muri per costruire una schiera di autorimesse.
Ed io sono lontana, come lo è quell’infanzia fiduciosa che respirava la vita e sapeva popolarla di favole. Ma il grande leone è tornato a riportarmi, per un attimo, il profumo di quei giorni.