Luca prelevato stamattina alle sei e portato in carcere, alle Vallette. Gino che lo ospitava ai domiciliari rimasto sconvolto e incredulo.
Luca sta scontando, per lo stesso procedimento che mi vede coimputata, le identiche misure preventive cui io ho sistematicamente disobbedito.
Le mie restrizioni sono finite ieri, per una sentenza della corte di cassazione. Il tribunale di Torino risponde oggi con un provvedimento che ha il sapore di una vendetta: colpire i figli per punire le madri.
Dalla mia casa alla quale sono tornata dopo cento giorni di evasione, qui, tra le mie bestiole ritrovate, di fronte a queste montagne delle quali, in questi mesi, scorgevo solamente i profili , non riesco a provare gioia, ma solo rabbia e tristezza.
Forse per contrasto, mi viene in mente un grido di lotta che, da sempre, amo.
Hasta la victoria, siempre: “fino alla vittoria…, sempre”.
E comprendo d’improvviso che queste parole indicano non un punto finale raggiunto con coerenza adamantina, un risultato che sarà stabilmente acquisito , ma un orizzonte che continuamente si allontana, mai raggiungibile una volta per tutte: non esiste dunque vittoria definitiva, se non la si difende continuamente.
Ma forse la vita è questo, questo il legame che ci unisce a coloro che verranno, che ci fa resistere anche per loro, aspettando i loro passi sulla strada di un futuro che potremo solo immaginare.
Non è il caso di abbattersi, ma di saperlo e di lottare contro l’indifferenza e la rassegnazione.
Intanto, vogliamo Luca libero subito.