A volte succede che i formalismi istituzionali siano spazzati via dall’emozione di un sentimento che nasce e cresce all’improvviso, fatto di dignità, di indignazione per l’ingiustizia, di magnifica, sorprendente, consapevole consonanza con un sentire condiviso che diventa commozione, forza collettiva, testimonianza di verità, anelito di liberazione.
Era questo il clima che si respirava al teatro Don Bunino di Bussoleno, gremito ad accogliere ed ascoltare il Sindaco di Napoli Luigi De Magistris.
Nelle sue parole viveva una città nobile e povera, testardamente determinata a ricostruirsi, con le antiche vie del centro storico, i rioni di cui ci parlano il teatro di Eduardo e le opere di Matilde Serao, l’affettuosa ironia del principe De Curtis, i babà a foggia di Vesuvio e la genialmente generosa consuetudine del “caffè sospeso”, gli inquietanti luoghi di detenzione ora occupati e trasformati in cuori pulsanti dei quartieri, le periferie degradate che chiedono riscatto. Napoli bella e struggente che ti si annida in cuore come un amore che più non ti abbandona.
Ad accoglierlo erano presenti, i Sindaci della Valle, ma c’era prima di tutto il popolo No TAV che nel pomeriggio lo aveva accompagnato in Clarea, al Campo della memoria con vista sullo scempio del cantiere.
De Magistris ha raccontato l’esperienza difficile e coraggiosa di un sindaco che ama, riamato, la propria città e che per essa lotta, cozzando continuamente contro i poteri forti.
Storie di una battaglia testarda e faticosa: la ripubblicizzazione dell’acquedotto comunale, il NO all’applicazione del patto di stabilità; l’ardua gestione del problema rifiuti, il braccio di ferro contro il governo per il risanamento dell’area industriale di Bagnoli, luogo dove si continua a morire per i veleni dell’ex Ilva e dell’ex Eternit; l’affidamento degli immobili occupati ai giovani dei centri sociali occupanti, il loro riconoscimento come portatori di bene comune, «capaci di generare capitale sociale, manifestatisi come fattori di aggregazione, capaci di promuovere comportamenti di cittadinanza attiva, generatori di sistemi di autogoverno ed autoregolazione ispirati alla libertà di accesso e di partecipazione e comunque al sistema di valori sanciti e tutelati dalla Costituzione della Repubblica italiana»; l’appello all’accoglienza di quanti, in fuga dalla fame e dalle guerre volute dal Nord del mondo, vanno a cozzare e a morire contro le barriere invalicabili di quello stesso sistema guerrafondaio che li affama e li devasta; la chiamata alla partecipazione popolare e l’elogio della sua città, della povera gente che non teme di affrontare ancora sacrifici perché comprende e condivide il percorso difficile, ma concreto, di liberazione.
Le parole del Sindaco di Napoli e della giovanissima consigliera Comunale Eleonora De
Majo hanno entusiasmato e commosso le donne e gli uomini del movimento NO TAV: occhi lucidi, lunghi applausi a sottolineare i riferimenti alla lotta popolare contro le grandi male opere e la repressione che le accompagna.
Emozione e condivisione (con un’unica imbarazzata eccezione) anche da parte dei sindaci presenti, circa la nec
essità del NO sociale in difesa della Costituzione nata dall’antifascismo e dalla Resistenza, mai veramente realizzata ed ora più che mai sotto attacco da parte di un governo espressione del partito trasversale degli affari e della guerra.
L’assemblea si è conclusa con un “gemellaggio di lotta”, sottolineato dalla Sindaca
Loredana Bellone con la consegna al Sindaco De Magistris di una maglietta e di una felpa NO TAV dei Pintoni attivi, irriducibili sentinelle della Clarea.
Una serata la quale, nella profonda silenziosa notte che mi avvolge, è già ricordo, ma ricordo fraterno, capace di consolazione.
Penso a Leopardi, per cui Napoli fu l’ultima dimora e gli ispirò la sua lirica più forte, bella e solidale, La ginestra
“Or tutto intorno una ruina involve,
dove tu siedi, o fior gentile, e quasi
i danni altrui commiserando, al cielo
di dolcissimo odor mandi un profumo,
che il deserto consola……….”