Banda degli Ottoni a Scoppio, musica per il popolo

Dicembre 2015. La Milano confindustriale mette in pratica il jobs act recentemente approvato e si prepara a lucrare sullExpo.
Per l’inaugurazione della stagione lirica della Scala si rappresenterà il Fidelio di Beethoven. E’ la storia di una lotta di liberazione, sociale e di genere, ma alla lobby finanziario-industriale non interessa l’antico messaggio, quel che importa è l’esibizione del potere e delle ricchezze.
Mentre i ricchi si preparano a sfoggiare le toilettes, nella piazza si raccolgono le voci del dissenso.
A sostenere il dominio di sempre sono state schierate, come ogni volta, le truppe antisommossa.
Ma in piazza c’è anche la libera musica, la Banda degli Ottoni a Scoppio, musica per il popolo, la quale si frappone con uno scudo di di note alle manganellate che , quasi immediatamente, piovono sui manifestanti.
Per questo scudo musicale la Banda degli Ottoni è stata messa sotto processo e, il 15 dicembre scorso, due dei suoi componenti-simbolo, Roberto e Giancarlo, sono stati condannati per “resistenza aggravata a pubblico ufficiale e favoreggiamento”.
Da anni il Movimento NO TAV ha al suo fianco i musicisti della Banda degli Ottoni a Scoppio: sempre presenti, generosamente, ad aprire con una carica di note i nostri cortei e le nostre manifestazioni, portando allegria e voce musicale alla rabbia generosa del nostro popolo in lotta.
Per questo e per amore verso una storia collettiva che viene da lontano, storia di resistenze di gioiosa ribellione, oggi siamo con voi, cari compagni, contro l’ingiusta sentenza che vi colpisce.
Alla faccia dei loro tribunali, c’eravamo, ci siamo, ci saremo sempre!

Non è il covid!

Anche questa sera si torna a casa con la nausea ed i polmoni in fiamme. Non è il Covid: sono almeno un centinaio i lacrimogeni lanciati dal posto di blocco fatto di centinaia e centinaia di agenti in assetto antisommossa, schierati contro di noi giovani e anziani NO TAV.
Finisce così una giornata che ha avuto inizio nel cuore della notte, con l’occupazione militare e le ruspe che abbattono alberi e, per allargare il cantiere TAV devastano il sottobosco dei Mulini, là dove, protette da foglie ed erba secca, dormono le larve della Zerinthia, la farfalla meravigliosa e rarissima per la quale l’Università di Torino ha vantato un progetto di protezione.
Siamo un centinaio di persone, giovani ed anziani. Dopo una breve assemblea al presidio di Venaus, ci siamo messi in cammino verso il posto di blocco che impedisce l’accesso al Comune di Giaglione.
Lontano, molto lontano, al fondo della strada che serpeggia da frazione a frazione e si fa sentiero in mezzo ai boschi, resiste il presidio dei Mulini, un pugno di giovani sotto assedio.
Dopo il bivio dei Passeggeri, scendiamo per un breve tratto, lungo la statale che scende a Susa: un piccolo striscione portato dai ragazzi, qualche fiaccola sopravvissuta ad altre manifestazioni, slogan che ci danno coraggio contro il freddo e la notte .
La strada che sale dal bivio di Giaglione è tutta un lampeggiante blu.
I lacrimogeni ci piovono addosso all’improvviso, a freddo, in risposta a quattro slogan. Ne sono investite pure le case al bivio (vediamo facce spaventate alle finestre). I bossoli lasciano segni anche sulle carrozzerie delle macchine che transitano sulla statale verso casa.
Per sfuggire alla nuvola di veleno cerchiamo di ritornare verso il bivio di Venaus, ma altri lampeggianti blu ci respingono indietro, verso Susa.
Parte un’altra sparatoria di lacrimogeni. Siamo presi da tutte le parti, chiusi tra barriere di fumo che ci impediscono di respirare. Altri lacrimogeni sparati sopra di noi colpiscono la parete di roccia che delimita la strada a nord. Il fumo investe la parte alta di Susa, in direzione della casa di riposo protetta da giardini che nulla possono contro il fumo mortifero.
Intorno tutti tossiscono; c’è chi vomita; le mascherine anticovid, lungi dall’essere una protezione, aumentano il senso di soffocamento, intrappolano l’odore e il bruciore.
Dopo un tempo che sembra infinito, riusciamo a metterci in cammino verso Venaus. Nonostante la situazione difficile, nessuno si è defilato, nessuno ha cercato scampo da solo: anche questa volta, come sempre, si parte e si torna insieme.
Come sono lontani i palazzi del potere, dove, tra arroganza, menzogna e viltà si decide sulla vita e sulla morte di popolazioni e territori… Ma noi sappiamo che nulla potranno contro la testarda determinazione di una collettività che non dimentica il passato e lotta per il diritto alla vita e alla dignità, per tutti
I popoli in rivolta scrivono la storia. NO TAV, fino alla vittoria!

Oggi Lidia ha perso la sua ultima battaglia contro il covid

Ecco quanto scrisse di noi Lidia Menapace, nel novenbre 2012 , quando fu con noi in Valle di Susa. Oggi Lidia ha perso la sua ultima battaglia contro il covid. Ma noi la ricorderemo sempre, da partigiana combattente

Lidia Menapace, in Valle di Susa nel novenbre 2012

Prima di narrare una recente iniziativa svoltasi a Bussoleno con la mia presenza , iniziativa che uso per fare un discorso più articolato sulla Valle, sul movimento e sulle sue importantissime prospettive, voglio protestare vibratamente per una azione giudiziaria che è in corso, e che trovo francamente scandalosa: viene comunicato ai genitori valsusini che portare i figli alle manifestazioni può costare un richiamo da parte degli assistenti sociali del Tribunale per i minori e peggio se continuano. L’ìntento intimidatorio è evidente e già questo qualifica il gesto.

Ma poi vien da chiedersi chi ha dato il diploma a simili assistenti sociali: non sanno che le movimentatissime manifestazioni femministe che chiedevano divorzio aborto ecc.ecc. ed erano sovrastate da striscioni insolenti provocatori irridenti, e composte da girotondi e balli erano sempre piene di bambini e bambine, perchè è impossiible che un movimento dove ci sono donne, non sia anche di bambini e bambine: quei cortei non furono mai violenti. Del resto, quella che vien detta l’unica rivoluzione del Novecento andata a buon fine senza violenze é stata proprio la rivoluzione femminista.

La presenza di bambini e bambine di per sè rende di necessità le manifestazioni nonviolente. Oppure è la polizia che vuole avere le mani libere? Qualunque sia la ragione (?) di una minaccia del genere è da condannare e chiedere a gran voce che sia ritirata cancellata messa via e che si lasci ai bambini e bambine della Valle conoscere insieme ai loro cari che cosa succede al mondo: non c’è niente di meglio per prepararsi al futuro che vivere il presente e si può anche ricordare che i bambini e le bambine che prendono subito tutte le malattie infettive non sono quelli/e che giocano in strada e nei cortili, ma quelli tenuti nella bambagia e sempre al chiuso. Sabato 24 appena scorso arrivo in Valle, attesa e subito accompagnata al domicilio che mi ospiterà presso una famiglia, cosa che mi riesce subito simpaticissima, perchè chiedo sempre, se è possibile, di essere ospitata a casa e non in albergo.

ll breve tragitto è accompagnato da notizie su Bussoleno e la sua crisi, determinata dal sottoutilizzo della ferrovia esistente e sul decorso di strade nazionali che portano a Bardonecchia e a Marsiglia e tagliano in due il paese. Si coglie subito il grande attaccamento alla terra e alle sue caratteristiche e risorse, qualcosa che a me ricorda i contadini sudtirolesi. Dopo avermi lasciata riposare alcune ore (il viaggio è stato lungo e le traverse nel nostro paese sono poco efficaci) vengo accompagnata alla sede del Consiglio comunale dove “Donne in Movimento” ha organizzato un incontro sul mio recente libro. La sala si riempie anche se l’ora e il giorno non sono dei più indicati, e sono sottoposta a una serie di domande dalle quali si evince che chi mi interroga ha letto e sottolineato il testo e lo considera degno di attenzione.

I temi di teoria politica che più mi stanno a cuore vengono sviscerati e sottoposti ad affettuosi approfondimenti e le persone, donne e uomini, che chiedono alla fine un autografo sul libro acquistato sono davvero tante. L’attenzione è molto precisa e appassionata, le domande ben formulate, mi viene anche consegnato un testo che riassume il lavoro collettivo fatto sul libro. Che dire? E’ ad oggi la meglio riuscita presentazione e le altre sono già state belle buone allegre interessanti. Ma finiamola di parlare di me, parliamo un po’ di questo pezzo di storia che è il Movimento NO TAV.

La sua prima originalità é di essere insieme radicato nel territorio e non localista, segnato dalla struttura territoriale e non identitario, la conoscenza delle pietre, delle strade,foglie,case e insieme la voglia di allargare le relazioni al mondo, documentata anche da un bel libro di foto, che mi regalano, intitolato “La bandiera No Tav in giro per il mondo”:tutto questo è il NoTav e molto altro, un inizio di modi alternativi di vivere, pensare, relazionarsi, far interagire azioni parole pensieri cibi allegria tenacia fiducia nelle proprie buone ragioni in un clima di accoglienza e curiosità che davvero sorprendono.

So che chi -appena ha conosciuto da vicino una esperienza- pretende di giudicarla, è sempre superficiale e un po’ presuntuoso/a, ma seguo sia pure non direttamente sul posto da tanto tempo No Tav, che mi considero fuori da queste possibili derive. Mi è capitato spesso di difendere il movimento dagli “intellettuali di sinistra” che appena convintisi e convinti che il Tav è “moderno” e va più veloce e quindi è “progresso”, subito sposano la causa e si sorprendono delle mie posizioni. Ma io non considero “moderno” e “progressista” necessariamente cose giuste e -quanto alla velocità- sono per rallentare molti ritmi di vita, quasi tutti i ritmi di lavoro, certo i ritmi di apprendimento ecc.: quindi, avendo seguito le varie fasi del movimento, so bene che i Valsusini non si sono fidati di loro stessi, ma hanno cercato e ottenuto assenso e alleanza e dimostrazioni persino da illustri cattedratici del Politecnico di Torino, non sono affatto sprovveduti: è facile gioco da parte della stampa distratta o superficiale o comprata far credere che siccome sono gente di montagna, sono simpatici e folkloristici, ma un po’ ignoranti e conservatori. Non è affatto vero: oggi voglio fermarmi su un aspetto che credo rilevantissimo della loro esperienza e che non mi pare sia stato affrontato con frequenza.

Una volta detto che fare il Tav sarebbe una stupida e costosissima scemenza, bisogna perciò appoggiare, dare voce e spazio e gloria a chi lotta con tanta tenacia deterninazione e lucidità, per salvare la terra e renderla più abitabile godibile piacevole relazionabile: insomma il No Tav é una questione politica generale e una sfida culturale antagonista e innovativa. Insomma qui in Valle si costrisce un movimento che per il suo insediamento, composizione sociale, la vita politica che costruisce ed usa è un vero “blocco sociale” e “storico”, direbbe Gramsci, “uno sciopero generale a oltranza, nel corso del quale i Valsusini costruiscono la nuova società “,direbbe Rosa Luxemburg.

Questo è insomma ciò ho visto e sperimentato nel mio breve passaggio, spero di poterci tornare e approfondire questa analisi appena abborracciata , perchè se risulterà vera, è un pezzo di teoria d’occasione tra i più rilevanti e agibili e capaci di estendersi e di moltiplicarsi: la formula di Rosa è quella che lei proponeva per la rivoluzione dopo una crisi generale e irreversibile del capitalismo.

Scrisse un breve appunto che sembra insensato, ma non potè svilupparlo, perché fu uccisa in carcere da un gruppo di ufficiali prussiani che la consideravano la causa della sconfitta della Germania nella prima guerra mondiale, buttarono la salma nella Sprea, spegnendo anche il suo fulgido ingegno: sta perciò a noi di interpretare e aggiornare le sue parole: in valle mi è sembrato facile e calzante.

Lidia Menapace